Con l'arrivo dell'autunno il vivaio del carcere di Bollate fiorisce. Di corsi, di iniziative, ospiti e attività ordinarie e non, da ampliare ed estendere sempre di più alla città. Intanto la porta resta sempre aperta per i volontari ma «che siano persone realmente interessate al vivaismo, perché qui non si tratta di fare beneficenza e assistenza, i detenuti vivaisti insegnano a chi arriva come fare e cosa fare. La logica è ribaltata: i nostri 6 esperti sanno il fatto proprio, e come rendere rigogliose le piante, i volontari vengono per imparare e aiutare».
È Susanna Magistretti della cooperativa sociale Cascina Bollate a spiegare come gira il mondo in questo ettaro di verde incastonato tra le mura del carcere, un ettaro che ospita molti diversi tipi di piante in un'ottica non di consumo ma di coltivazione. «Non teniamo solo i soliti fiori di stagione che vendono nei centri giardinaggio, con la fioritura pronta, abbiamo anche piante insolite, come il fiordaliso: sembra banale, ma non lo si trova in giro».
È sempre Susanna a tenere i corsi, più teorici, non nel vivaio stesso ma in uno spazio appena fuori dal carcere: 5 o 6 tematiche trattate parallelamente per cicli di lezioni da qualche ora e ripetuti più volte. A ottobre si ricomincia: piante erbacee perenni, l'abc del giardinaggio, la potatura, erbe ornamentali, graminacee: la scelta è ampia e sono numerosi i cittadini che hanno voglia di approfondire teorie e tecniche.
«Fino a 5-6 anni fa venivano quasi tutti over 50, in maggioranza donne, e i pochi uomini erano fissati solo sulla potatura e gli alberi da frutto - racconta Susanna - da qualche anno tutto è cambiato».
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