Gino e Fausto, l'Italia divisa in due

Gino e Fausto, l'Italia divisa in due

Scrissero i giornali di allora che la sua vittoria al Tour del 1948 salvò l'Italia da un guerra civile dopo l'attentato a Palmiro Togliatti, segretario del Pci, il 14 luglio a Roma.

Tre colpi di pistola che «Ginettaccio» disinnescò portando in Italia la maglia gialla, dopo che Alcide de Gasperi, allora presidente del consiglio gli telefonò per spronarlo: «Una sua vittoria sarebbe importantissma per distrarre in questo momento gli italiani». E quello succede. Bartali ha 21 minuti di ritardo in classifica dal francese Louison Bobet ma il 15 e il 16 luglio con due vittorie a Briancon e a Aix Les Bains fa il miracolo. La sua Legnano in acciaio e il suo cambio Campagnolo con una moltiplica a 48 denti e quattro pignoni raccontano tutta questa storia. Dalla Legnano di Bartali alla Bianchi di Coppi. Fausto, l'Airone, che vince la Cuneo-Pinerolo con una fuga di 192 chilometri, la più lunga della storia, l'impresa di tutte le imprese, così l'hanno battezzata esperti e tifosi.

Una pedalata infinita col Colle della Maddalena, il Col de Vars, l'Izoard, il Monginevro e il Sestriere.

Fusto va, leggero e inarrestabile alla conquista della maglia rosa e Gino insegue, secondo a quasi 12 minuti: «Quando oggi vedemmo Bartali che inseguiva con rabbiose pedalate, lordo di fango e con gli angoli della bocca piegati in giù- raccontava magico come sempre Dino Buzzati- rinacque in noi un sentimento mai dimenticato: Ettore era stato ucciso da Achille».

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