La difficoltà a calare nella vita del carcere i principi della Costituzione è stato il tema al centro dell'incontro tra la vicepresidente della Consulta Marta Cartabia e un centinaio di detenuti di San Vittore nella seconda tappa, dopo quella romana a Rebibbia, del viaggio intrapreso negli istituti di pena dai giudici custodi di quei valori. Uno «scarto», quello tra gli ideali e la realtà, ammesso dal giudice rispondendo alla domanda di un giovane detenuto sul perchè «la saggezza della Costituzione faccia così fatica a essere attuata nella vita quotidiana». «Il fatto che voi percepiate una distanza tra le parole belle della Costituzione e la realtà - ha spiegato Cartabia, facendo comunque appello alla vitalità dei principi incisi dai padri costituenti - non significa che quelle parole non siano vere. Sono gli ideali a cui continuamente aspiriamo anche se la realtà li contraddice, a volte duramente». Tante le questioni attinenti alla vita quotidiana dietro le sbarre e al senso della pena poste in una ventina di quesiti dai reclusi, uomini e donne, italiani e stranieri, che si sono alternati sul palco per «interrogare» il giudice. Cartabia, che si è definita «molto emozionata». La vicepresidente della Consulta ha insistito molto sull'«individualizzazione» della pena e l'importanza di superare gli automatismi nell'applicazione delle norme, pur nei limiti fissati dalle leggi.
A Davide che le ha chiesto come mai i giudici spesso diano «risposte» diverse ai detenuti in situazioni apparentemente simili, ha chiarito che «ogni decisione deve tenere conto della specificità del caso, anche se la legge pone dei limiti in modo che la disparità non diventi discrezionalità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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