Elezioni politiche 2022

Il giuramento di FdI in piazza: "Fidatevi, abbiamo una parola"

Le promesse dei candidati sul palco con l'Inno d'Italia. Santanchè: "Romano La Russa? Ha sbagliato, vedremo"

Il giuramento di FdI in piazza: "Fidatevi, abbiamo una parola"

«Speriamo che sia femmina». Sottinteso, premier. I colonnelli di Fratelli d'Italia, la senatrice Daniela Santanchè e Ignazio La Russa, hanno chiuso la campagna elettorale ieri in piazza San Carlo con gli altri candidati del partito a Milano e in Lombardia e sul palco hanno ripetuto più volte che la sinistra «è impazzita», ha fatto una campagna «brutta, piena di odio» e «si capisce, per tanti anni le donne Democratiche si sono riempite la bocca di femminismo e ci hanno attaccati, ma con Giorgia Meloni la prima premier donna d'Italia sarà di destra. Smentiremo tutte le loro schiocchezze». E La Russa mostra la maglietta con lo slogan «Mai col Pd, mai coi 5 Stelle» per garantire agli indecisi che «il voto a Fdi è un blindato, non avranno sorprese, mai alchimie di governo». I candidati, col sottofondo dell'Inno d'Italia e la chiesa di San Carlo al Corso alle spalle, fanno un giuramento solenne: «Abbiamo una collocazione occidentale atlantica, giuriamo di fare tutto quello che serve all'Italia e senza cambiare nulla di quello che stiamo dicendo agli elettori». L'insistenza sulla collocazione non è casuale dopo le parole della presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen sul voto italiano («se le cose andassero in una direzione difficile, abbiamo gli strumenti»). «Promettiamo che staremo sempre dalla parte atlantica, della Nato, dell'Occidente. Mai in un governo che guarda a oriente invece che a occidente - scandisce La Russa -. Ma in Ue vogliamo un'Italia trattati al pari degli altri, non come Paese di serie b».
Aleggia la polemica su Romano La Russa, l'assessore regionale che sembra aver fatto il saluto romano giorni fa al funerale del cognato Alberto Stabilini. Il fratello Ignazio dribbla le domande a margine. Sul palco si limita a una battuta a un candidato («abbassa quella mano che poi..» dice a un candidato) e prevede che «passate elezioni per un po' non si parlerà più di fascismo e saluti romani. Ma noi faremo prigionieri e ci ricorderemo di tutti». Santanchè invece risponde con un pensiero «molto forte e chiaro: Romano ha profondamente sbagliato. Vedremo dopo le elezioni cosa fare». Il sindaco Beppe Sala aveva detto che «per una questione di onestà una decisione sulle dimissioni da assessore andrebbe presa prima del voto. E rimane che quella parte politica è ondivaga, un po' di nostalgia del ventennio c'è». Santanchè ribatte a Sala di «pensare ai tantissimi problemi che ha questa città, a partire dalla sicurezza». Sul palco sfilano i candidati, dal coordinatore milanese Stefano Maullu ad Andrea Mascaretti, Paola Frassinetti, Rosario Mancino, Marco Osnato (che promette «Reddito di cittadinanza per chi lo merita»), Lucrezia Mantovani, Lorenzo Malagola, Riccardo De Corato, Renato Ancorotti, Isabella Rauti, Fabio Petrella, Fabio Raimondo, Grazia Di Maggio, Alessia Ardesi, Cristina Cattaneo, Sandro Sisler e l'ex ministro Giulio Tremonti, a cui tocca il collegio più ostico di Milano centro («io speriamo che me la cavo» scherza).
FdI punti a sorpassare la Lega nella roccaforte lombarda, anche se Santanchè assicura che «non facciamo gara all'interno della coalizione, vorrei i voti dei tanti astenuti e delusi da chi poi ha tradito». Attilio Fontana rischia il bis? «Noi abbiamo sempre detto che gli uscenti vanno ricandidati. Poi gli alleati hanno rotto sulla Sicilia, ma noi siamo diversi da questo punto di vista. Abbiamo detto, con la stessa forza, che però a Letizia Moratti» che si è fatta avanti, «bisogna rispondere perché è una personalità di centrodestra, è stato sindaco, ministro, presidente Rai.

La politica è come la vita, per una questione di rispetto, si risponde».

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