Migliorano con il passare delle ore le condizioni del ragazzo egiziano travolto ieri all'alba (mancava un quarto d'ora alle 5) alla rotonda tra via Emilio De Marchi e via Ernesto Breda, in zona Greco. Quel che per il momento resta un mistero è chi lo abbia investito: chi era alla guida del mezzo che ha sbalzato il ragazzo a diversi metri di distanza dal punto dello schianto facendogli battere violentemente la testa sull'asfalto è fuggito infatti subito dopo l'impatto. Soccorso dagli equipaggi di un'auto medica e da un'ambulanza del 118, il giovane è stato trasportato d'urgenza all'ospedale di Niguarda. Le sue condizioni all'inizio erano sembrate molto gravi.
La polizia locale ha effettuato tutti i rilievi del caso, alla ricerca - soprattutto - di tracce utili per identificare e trovare l'automobilista fuggito. I vigili hanno quindi recuperato i filmati di tutte le telecamere della zona che potrebbero risultare utili per aver immortalato qualche fase dei momenti dell'investimento, o di quelli immediatamente successivi. Fino a ieri sera però non c'erano stati risultati tali da indicare una svolta nell'indagine.
Appena qualche giorno fa, il 16 febbraio, è stato fermato con l'accusa di omicidio stradale un altro pirata della strada. Si tratta di Manuel Inchingolo 33 anni. Era stato lui, la notte del 10 febbraio, a causare, sulla strada della Martesana, a Vignate, un incidente stradale fra la propria Audi A6 e un'altra vettura sulla quale c'erano una ragazza di 24 anni che morì, Chiara Venuti e due sue amiche coetanee rimaste ferite. Dopo aver travolto l'auto delle ragazze l'uomo scappò senza prestare i soccorsi e contattò il padre, di 59 anni, che arrivato sul luogo dell'incidente si assunse la colpa al suo posto.
Adesso il padre è indagato per frode processuale. Questo grazie ai sospetti maturati dai carabinieri di Melzo quando Manuel Inchingiolo, a cui era intestata l'Audi coinvolta nell'incidente, subito dopo era risultato introvabile nonostante le richieste di contattarlo per le pratiche amministrative legate alla vettura. Un atteggiamento che ha convinto i militari a chiedere al pm della Procura di Milano Donata Costa l'utilizzo di intercettazioni e la mappatura delle celle telefoniche. Il 14 febbraio, quando la dinamica dell'incidente e quanto era accaduto sembrava del tutto chiarito, il 33enne si era presentato in caserma e il giorno successivo i carabinieri lo avevano fermato.
Nel provvedimento a suo carico viene sottolineata l'aggravante di «essersi dato alla fuga così da evitare di sottoporsi alle analisi atte a verificare l'eventuale alterazione dovuta all'assunzione di alcol o stupefacenti».
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