Giannino della Frattina
«Io sono radicalmente ed eternamente antifascista. Ma mi spiegate perché bisogna vietare un corteo in ricordo di Sergio Ramelli, ragazzino del Msi trucidato a sprangate nel 1975? L'uccisione di Sergio è stato uno degli atti più barbari della politica di quegli anni». Ex direttore del quotidiano «Il dubbio» e da sempre brillante coscienza critica della sinistra, Piero Sansonetti ha twittato così ieri nel suo profilo. «Ci sono i nemici, cui non deve neppure essere corrisposto l'odio, perché non meritano alcuna attenzione. Poi ci sono gli avversari, con cui serve confrontarsi...», gli ha risposto su Facebook l'ex deputato Massimo Corsaro, altrettanto brillante coscienza critica della destra. L'antipasto del solito, inevitabile dibattito (e purtroppo scontro) su tempi e modalità delle manifestazioni per ricordare l'assassinio di Ramelli per mano di Avanguardia operaia, ma anche il consigliere provinciale del Msi Enrico Pedenovi ucciso il 29 aprile del 1976 da un commando dei terroristi di sinistra di Prima Linea e l'eroe di guerra Carlo Borsani trucidato dai partigiani a guerra finita il 29 aprile del '45.
Per ora di fronte alla richiesta di un corteo silenzioso chiesto dal comitato di cui fanno parte due partiti come Casa Pound e Forza Nuova che si presentano alle prossime elezioni europee e all'appello di 60 politici di diversi schieramenti (tra cui i vice presidenti di Camera e Senato), la questura ha negato il permesso. Elezioni sì, corteo no. A favore del quale, però, si schiera anche un uomo convintamente di sinistra come Piero Sansonetti.
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