«L’ha rapito, ucciso e poi ha fatto sparire il cadavere»

L’ex capo della squadra mobile, Francesco Messina, l’aveva dichiarato già qualche tempo fa: «Anche in assenza di cadavere propendiamo per l’ipotesi dell’omicidio». E adesso, dopo 10 mesi d’indagini basate soprattutto su intercettazioni e testimonianze, nonostante di quel povero corpo non si trovino ancora tracce, l’uomo che da sempre è stato considerato il mandante del delitto, l’imprenditore 49enne Stefano Emilio Savasta, è stato formalmente accusato di concorso in omicidio premeditato e occultamento di cadavere. Gli investigatori non hanno dubbi: «Savasta è il mandante dell’omicidio dell’imprenditore Stefano Cerri, scomparso la sera del 10 dicembre scorso nei pressi della sua azienda al Gratosoglio, la “Grafica service” - ha spiegato ieri Alessandro Giuliano, attualmente ai vertici della Mobile -. Il delitto è stato realizzato da altre persone su cui stiamo indagando. Cerri potrebbe essere stato ucciso proprio il giorno della sua scomparsa, dopo che venne prelevato e caricato in macchina da due o tre persone e fatto sparire per sempre».
Savasta è già dietro le sbarre, nel carcere di Monza, dal 2 marzo scorso proprio per rispondere di estorsioni aggravate nei confronti dell’imprenditore scomparso, nonché di violenza privata, rapina aggravata, lesioni personali (accuse riunite attualmente sotto il reato di stalking) contro l’ex compagna, Ivana Siviero, 45 anni, con cui Cerri aveva in seguito intrapreso una relazione. Una nuova unione che l’accusato, legato alla Siviero dal 1991 al 2006, non poteva tollerare e che ha fatto di tutto per contrastare: il movente principale dell’omicidio sarebbe, infatti, la sua gelosia, trasformatasi in breve, come disse qualche tempo fa il giudice Giorgio Barbuto, in «furia criminale».
Le indagini sull’omicidio di Cerri hanno trovato un riscontro fondamentale quando il rivale in amore in carcere, ha detto a un compagno di cella, riferendosi all’imprenditore ucciso e senza sapere di essere intercettato, una frase giudicata dagli investigatori inequivocabile: «Non lo troveranno mai».
«Tuttavia - sottolinea Giuliano - esistono numerose testimonianze della volontà, più volte espressa da Savasta, di uccidere Cerri o di farlo uccidere».
Proprio nelle indagini svolte per ricostruire lo stalking subito per 14 anni dalla Siviero, Cerri aveva denunciato di essere stato minacciato da due persone armate che gli avrebbero «consigliato» di non frequentarla più. L’ossessione di Savasta, inoltre, lo aveva spinto a pedinare o a far pedinare da estranei la sua donna, a spedirle lettere anonime, a minacciarla pubblicamente e a invadere la sua vita privata attraverso vere e proprie intercettazioni verbali. Arrivando fino al punto di ordinare spedizioni punitive contro di lei o a costringerla a bere il sangue di un topo.
«La personalità dell’arrestato presenta certamente tratti di abnormità - aveva spiegato Barbuto -, ma è anche caratterizzata da una non comune lucidità nel delinquere, nel pianificare e nell’attuare i propri propositi criminali».


Per il momento, in galera, oltre a Savasta, c’è solo Valentino «Jimmy» Brajdic, nomade di Monte Bisbino che, per 700 euro fracassò la faccia della signora Siviero fuori da una palestra nel novembre 2007. Presto, però, lo zingaro, potrebbe essere raggiunto dietro le sbarre da soggetti più pericolosi, i veri autori del rapimento, del delitto e dell’occultamento del cadavere di Stefano Cerri.

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