Degrado, rifiuti, allacci abusivi, proprio come gli inquilini di una casa su due. In via Quarti sembrano non esserci regole: quelle che vigono le detta il racket. Un sistema efficiente quello delle «occupazioni», capace di prendersi una casa appena liberata dal legittimo inquilino: subito prima che Aler possa riassegnarlo seguendo regolarmente. Basta che una occupante abusiva si dichiari incinta - senza certificati o evidenze - per bloccare due (tentati) sgomberi, che impegnano agenti di polizia e assistenti sociali. Via Quarti è la Scampia di Milano. Con San Siro, l'altro buco nero della legalità. Stando ai dati, si tocca il 50-60% di abusivismo. È questa l'emergenza che denuncia a gran voce il presidente del municipio 7 Marco Bestetti (Forza Italia), chiedendo una reazione, una risposta forte (finora inascoltato).
Pochi giorni fa l'ultimo sfregio. Un'inquilina regolare contatta le istituzioni: segnala che per un cambio alloggio sta per liberarsi un alloggio e chiede giustamente di riassegnarlo subito, come pure altrove è stato fatto per evitare gli abusivi. Ma già il giorno dopo, puntuali, arrivano gli abusivi. Lo schema è collaudato. Aler manda subito una squadra per fermarli in flagranza ma non escono gli assistenti sociali e gli agenti trovano una donna che si dichiara incinta. Lo sgombero si ferma, poi riparte coi servizi sociali che prospettano alla occupante una sistemazione alternativa, ma viene rifiutata. Polizia e assistenti si bloccano, lo «sgombero» finisce in fondo alla lista delle priorità, in pratica si alza la bandiera bianca. «Le forze dell'ordine - premette Bestetti - non sono tutelate e quando si permettono di intervenire, grazie a una certa opinione pubblica subiscono gogne mediatiche e giudiziarie. In questo contesto l'abusivismo e il racket dilagano ed è un fatto di assoluta gravità. Lo Stato non è un agente immobiliare, non può mettersi a trattare, offrire alternative e poi desistere lasciando che un abusivo resti in un alloggio pubblico. Se le forze dell'ordine non possono usare gli strumenti che la legge mette a disposizione possiamo dichiarare la nostra resa e lasciare il campo alla giustizia privata».
«Questo non è tollerabile - continua il presidente - per questo chiedo a sindaco, prefetto e questore se intendono scendere nel mondo reale o vogliono lasciarci soli a combattere». Che si tratti di racket, pochi dubbi. «Non posso credere che sia sempre una donna incinta - riflette il presidente - anche perché non credo che sfonderebbe una porta a picconate.
Il racket la fa franca perché lo Stato non fa lo Stato. E quando è debole e inerte umilia i suoi uomini. Allora chiedo ai rappresentanti dello Stato che intenzione abbiano, se e quando vogliono affrontare questa emergenza legalità».
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