La relazione fra la cattiva qualità dell'aria e l'asma è fra quelle per cui le prove degli studi tossicologici ed epidemiologici sono più schiaccianti, sottolineano i medici. Ed è ormai altrettanto chiaro i bambini sono ancora più suscettibili agli effetti dei veleni atmosferici, perché hanno polmoni non ancora completamente sviluppati. E perché, respirando a una frequenza maggiore, introducono nell'organismo anche una quantità più elevata di polveri e veleni. La prova è che 2-5 giorni dopo che le centraline registrano un balzo nei valori, i bambini ricoverati negli ospedali per crisi gravi salgono del 9,1% (+7,6% per gli adulti).
Oltre all'asma, gli studi certificano una maggiore incidenza di tosse, raffreddore e mal di gola, l'aumento di bronchiti e polmoniti, e peggioramenti importanti delle broncopneumopatie croniche ostruttive.
Pier Alberto Bertazzi, direttore della Clinica del lavoro del Policlinico di Milano, ha presentato al convegno i risultati di una ricerca in Lombardia in cui si documenta il legame tra il superamento dei livelli soglia di Pm10 e NO2 (biossido d'azoto) e il numero di decessi che si registrano ogni anno per cause cardiache, malattie cerebro-vascolari e problemi respiratori. «Una riduzione del 20% delle concentrazioni di questi due inquinanti è raggiungibile - assicura l'esperto - e determinerebbe anche una riduzione della mortalità a breve termine e dei ricoveri ospedalieri del 30%».
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