Paola Fucilieri
Il Limelight di via Castelbarco, ex Propaganda, è un locale che non ha mai fatto parlare di sé per fatti violenti, risse, storiacce di spaccio eclatanti e, in generale, eventi davvero poco piacevoli. È uno di quei locali ancora frequentabili un po' da tutti. La domenica molto spesso ci sono feste organizzate da giovani sudamericani, è vero, ma quanto a vicende come quelle che si sono svolte dalle parti di viale Umbria, corso Lodi, in zona Brenta o giù di lì - con arresti di agguerriti pandilleros - i giovani appartenenti alle bande di ragazzi di origini latino americane trapiantati in Italia, disadattati, spesso molto violenti e con propri codici d'onore - beh, la «musica» nella bella zona a due passi dalla Bocconi è tutt'altra.
Da domenica, però, il dubbio che le cose stiano ancora, veramente così, si sta insinuando negli investigatori della polizia. Vediamo cos'è accaduto. Alle 22.30, all'uscita del locale in piazza Sraffa dopo una lite tra due gruppi di sudamericani, un salvadoregno di 21 anni è stato ferito con una profondo taglio alla gola. Trasportato al Policlinico in codice rosso, ora è migliorato e non corre pericolo di vita. Dopo pochi minuti da quell'aggressione c'è stato un secondo accoltellamento «scientifico» a bordo del tram della linea 15 all'altezza della fermata di piazzale di Porta Lodovica, poco lontano da dov'era avvenuto il primo ferimento. La vittima, in questo caso, è un albanese appena 18enne. Non appena il conducente ha aperto le porte, sul mezzo pubblico sono saliti in venti giovani, tutti sudamericani, hanno ruotato le telecamere di sorveglianza e le hanno oscurate, mentre un gruppetto di loro si buttava contro dei ragazzi colpendoli a calci, pugni e coltellate. Alla fine, mentre tutti si sparpagliavano, sul pavimento del tram è rimasto l'albanese, con numerose coltellate all'addome (quattro vicine al cuore) e alla schiena. È stato trasportato in gravissime condizioni all'Humanitas dopo essere stato rianimato per almeno 15 minuti da un medico di passaggio e dai medici del 118. Il ragazzo si trova tutt'ora alla clinica di Rozzano in pericolo di vita. Si sta cercando di capire il collegamento tra i due fatti e se, ad agire, siano state le stesse persone, ma tra testimonianze e modus operandi la pista privilegiata resta quella dei pandilleros. Forse non quelli che stanno sotto l'egida degli Ms13 o dei Latin King (questi un paio dei nomi delle bande più conopsciute) ma certamente gruppi, forse cileni, che abitano in viale Monza e in via Padova o al Corvetto, arrabbiati e ubriachi.
Anche i carabinieri della compagnia Porta Magenta si sono confrontati, «vincendo» in meno di 36 ore, e arrestando il responsabile di un tentato omicidio avvenuto sabato in via Stadera, nell'omonimo quartiere a sud della città. Anche i militari si sono dovuti confrontare con dei sudamericani. Dopo una lite tra due fratelli di 26 e 23 anni, complicata da ragioni di natura economica, il più giovane è stato trovato per strada, accoltellato, in condizioni gravissime al Policlinico. In ventiquattro ore i carabinieri hanno individuato, grazie al monitoraggio del cellulare, il fratello maggiore, nascostosi a casa di un amico in zona Bonola e lo hanno arrestato.
In fondo non è più la Milano delle zone pericolose. Quelle dove intimare alla gente: «Non andare da quelle parti la sera che altrimenti...». Certo: ci sono «antri» da cui è meglio stare lontani.
Tuttavia la scelta dei ragazzi sudamericani disadattati di picchiarsi e accoltellarsi)a due passi dall'università Bocconi, da viale Bligny e dal borghesissimo bar Gattullo (o comunque dal non badare a dove lo stavano facendo, che è forse più grave) indica che la città è potenzialmente tutta pericolosa. Perché le persone, intese come gli stranieri, sono violente per un disagio sociale. Basta pensare ai sudamericani che tagliarono un braccio con il machete a un controllore sul passante a Villapizzone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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