L'ANALISIL'opposizione non trova un nome perché è troppo debole

Se nel centrodestra tiene banco il caso di Gabriele Albertini e il rapporto fra Pdl e Lega, dall'altra parte l'incognita è rappresentata dal candidato che dovrà provare a strappare la Regione più importante d'Italia alle forze che l'hanno governata per 15 anni. Pippo Civati è un candidato virtuale da mesi. Ha un suo seguito, soprattutto sui social network, e ha riscosso un buon numero di preferenze in passato, ma sembra che non lo considerino credibile né il suo partito né il sindaco di Milano. Giuliano Pisapia propenderebbe per Fabio Pizzul. Lui, consigliere regionale, da molti stimato per la moderazione, d'altra parte non fa strappare i capelli a nessuno per l'entusiasmo. Sta pensando se correre oppure no, ma confessa lui stesso di aver fatto una risata la prima volta che gli è arrivata voce della sua possibile candidatura. Poi c'è la ginecologa Alessandra Kustermann, che si muove nell'area arancione-civica. Non si sa con quante speranze. Il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini, renziano, dà l'impressione di voler giocare la sua partita da amministratore locale di successo, se non si dovesse vedere all'orizzonte una personalità di spessore, in grado di mettere tutti d'accordo. Ma la personalità di grande livello e spessore, la stessa che ha chiesto anche un centrista come Savino Pezzotta per poter lavorare a una candidatura di centrosinistra fra Pd e Udc, non c'è. Bruno Tabacci non risponde a questo identikit. Non è un caso, insomma, se a due settimane dal suo rifiuto il centrosinistra torna a chiedere un impegno a Umberto Ambrosoli, l'avvocato che ha già declinato l'invito sostenendo che non c'erano i tempi e le condizioni per un suo impegno. Non è un caso se nessun big o aspirante tale abbia deciso di scendere in campo per giocare una partita che non si annuncia proibitiva come in passato - anzi potrebbe fare gola a molti. Il Pd sentirà pure il vento nelle vele, in Italia, ma una proposta di governo in una regione come la Lombardia non si improvvisa, come non si improvvisa una classe dirigente che la incarni. Oltretutto la sinistra non sa ancora se usare la clava o il fioretto.

Evidentemente quel che la sinistra si propone di abbattere, o superare, è un buongoverno che è radicato nella società lombarda, e ancora espressione di un blocco sociale sano e forte. E se la Lombardia vera e profonda avesse davvero voltato le spalle al blocco politico-sociale che ha governato finora, forse, un candidato forte sarebbe già venuto fuori.

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