Cristina BassiIl Tar accoglie il ricorso, l'impresa non è in odore di 'ndrangheta, i lavori possono riprendere. Nel frattempo però nelle scuole la manutenzione, la messa in sicurezza e la bonifica dall'amianto sono rimasti bloccati per mesi. In alcuni casi se ne riparlerà la prossima estate.La vicenda chiusa dal Tribunale amministrativo con sentenza del 29 febbraio parte il primo luglio 2015. Il prefetto di Milano, sulla base di una relazione della Dia dell'ottobre 2014, emette un'interdittiva anti mafia contro la Edil Serio srl di Vittuone. L'azienda è titolare di un appalto del Comune da circa 1,5 milioni di euro per, scrive il Tar nel riassumere i fatti, «interventi di manutenzione straordinaria, bonifica amianto, messa in sicurezza e adeguamenti normativi in 18 edifici scolastici cittadini ed extracittadini (colonie) e in due edifici socio assistenziali». Subito dopo l'intervento della Prefettura Palazzo Marino recede dal contratto e ferma i cantieri. I legali della Edil Serio, Oreste Giambellini e Luciano Salomoni, fanno ricorso e già a ottobre ottengono una sospensiva. «Ora - fanno sapere - è stato stabilito definitivamente che non c'è condizionamento mafioso, la misura del prefetto è stata sconfessata. E l'impresa può riprendere le attività». I mesi propizi - quelli estivi - per intervenire sugli edifici scolastici però sono trascorsi. E gli alunni sono rientrati in aula a settembre trovando gli stessi istituti malmessi. Tra ricorsi e controricorsi i ritardi si moltiplicano e a farne le spese sono le famiglie. Senza contare che il Comune rischia di dover pagare i danni all'azienda dichiarata «fuorilegge» senza il dovuto fondamento. La rottura del contratto infatti è «illegittima». Solo alcuni interventi, quelli urgenti di messa in sicurezza e di «pubblico interesse», sono stati ultimati. Tutti gli altri lavori fissati per agosto 2015 sono stati sospesi e rinviati alla prossima estate. È successo ad esempio al nido di viale Lombardia 65, dove doveva essere rimosso l'amianto, e nelle scuole di via Magnago 30 e piazza Ascoli 2. Ma lo stop non doveva esserci: la Prima sezione del Tar (giudici De Zotti-Fanizza-Marongiu) ha stabilito nel merito che l'ombra di un'infiltrazione sulla Edil Serio non c'era. In particolare che gli elementi alla base dell'interdittiva non provano «condizionamento mafioso a carico dell'impresa». Nel mirino era finito uno dei soci, titolare del 70 per cento del capitale. Nel 2007 ha venduto un'auto alla moglie di un soggetto considerato «di assoluto rilievo» in una cosca del Crotonese. E nel 2008 l'imprenditore - che ha precedenti di oltre vent'anni fa per detenzione e porto abusivo di armi, falso e ricettazione e rissa - è stato controllato dai carabinieri di Busto Arsizio in compagnia di un altro mafioso pluripregiudicato. Ma per i giudici amministrativi, questi fatti isolati e risalenti «non depongono per l'attualità del condizionamento mafioso» e non dimostrano un inquinamento concreto.
L'importanza della prevenzione, aggiungono, «non può spingersi fino al punto da giustificare provvedimenti interdittivi basati su un semplice sospetto o su mere congetture prive di riscontro fattuale, pena, altrimenti, lo stravolgimento dei principi di legalità e di certezza del diritto del nostro ordinamento democratico».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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