Cronaca locale

L'azienda va male e l'ingegnere sceglie di spacciare droga

Arrestato un professionista di 36 anni In casa coca, pistole e un'agenda di vip

L'azienda va male e l'ingegnere sceglie di spacciare droga

La sua azienda, ereditata dal padre, attiva nel settore della produzione di pneumatici, stava attraversando un periodo di crisi. Chiudere bottega? Licenziare quella poca gente che contava su quello stipendio per mantenere la famiglia? O ridurre il personale fino a doversi a tirare il collo per pagare tasse su tasse per poi dover dare comunque forfait? Così tre anni fa Andrea B., un ingegnere di 36 anni incensurato, ha deciso di tagliare la testa al toro. Lui era già tossicodipendente da circa 12 anni. E ha cominciato, stando al volante della sua auto, a spacciare per strada: eroina, cocaina, marijuana. Quel che capitava. Così, a bordo della sua utilitaria, l'hanno scoperto giovedì i poliziotti della squadra investigativa del commissariato Centro: intorno alle 17.30, in piazza Quasimodo, tra il groviglio delle stradine con antichi e meravigliosi stabili che collegano la via Torino con via De Amicis, pensava forse di passare inosservato mentre, al volante della sua Peugeot che procedeva lenta lenta, scambiava poche parole durante rapide soste con le persone che incontrava per strada, i suoi «clienti».

A bordo della sua auto sono stati trovati 16 grammi di cocaina e un bilancino di precisione, ma sono state due perquisizioni successive in due case di sua proprietà a fornire le prove dell'ingente attività di smercio.

Nell'abitazione in zona San Siro la polizia ha rinvenuto infatti sei chili di hashish e 150 grammi di cocaina. In un sottotetto del suo soppalco, invece, sempre all'interno di alcune valigie, c'erano due pistole: una calibro 7,62 e una Smith&Wesson calibro 9.

Andrea B., il giorno successivo all'arresto, ha spiegato ai poliziotti di essere solamente il «custode» di quelle armi e che, in sua assenza, durante le vacanze, sarebbe stato qualcun altro - non specificato - a portargliele in casa.

Consumatore di droga da dodici anni, secondo quanto da lui stesso ammesso, vive a Milano con la fidanzata, di origini canadesi e insegna lingue, che a sua volta non era presente al momento delle perquisizioni e non risulta invischiata nei suoi loschi affari, addirittura completamente estranea al giro di stupefacenti del suo uomo, giurano gli investigatori.

La sua clientela, in città, era «di alto livello» e lo stesso cliente fermato il 7 agosto insieme con lui era un professionista. Come conferma la zona dov'è stato fermato, abitata da gente molto benestante.

La decisione di dedicarsi allo spaccio di droga sarebbe dunque nata esclusivamente per problemi economici? Sembrerebbe proprio di sì. «Io stesso non percepisco uno stipendio da tre anni», ha raccontato l'ingegnere agli inquirenti, spiegando però di non aver chiuso la ditta proprio in attesa di tempi migliori.

Dopo l'arresto del professionista le indagini degli investigatori del commissariato Centro proseguono ovviamente per scoprire quale sia la sua fonte di approvvigionamento di stupefacenti e «sondare» a fondo le sue frequentazioni.

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