Scosse di assestamento in vista. Il centrodestra domenica ha stravinto anche in Lombardia, superando il 50% e staccando di 20 punti gli avversari, ma sarebbe uno sbaglio pensare che questo risultato abbia «cementato» gli attuali equilibri che reggono la Regione.
Il mondo leghista è in grande subbuglio, e le tensioni della sconfitta si scaricano nel gruppo regionale. Al contrario, Fratelli d'Italia - egemone ormai in quasi tutti i Comuni - si appresta a sedere al tavolo delle discussioni - a partire dalla scelta del candidato presidente - con tutt'altro approccio.
Il voto regionale al massimo sarà fra 5 mesi e per la Lega «sarà la partita della vita», come dice un «big». Al netto di nuovi spostamenti di voti, sulla base dei risultati di domenica, FdI supererebbe i 20 consiglieri e il partito di Matteo Salvini passerebbe dagli attuali 32 a 14-15. Normale che questo agiti il gruppo, attraversato da fermenti e umori mai visti.
Ma è tutto un mondo che è in agitazione. Chi negli ultimi mesi era già in rotta di collisione con i salviniani - come i pavesi Angelo Ciocca e Roberto Mura - continua a martellare, con pochi margini per ricucire.
Fra chi è già fuori dal partito, federalisti storici come Gianni Fava, affezionati a un'idea originaria della Lega, si stanno riorganizzando e presto terranno assemblee «autoconvocate». La loro prospettiva è (ri)fare un soggetto autonomista che considerano scomparso con la nascita della «Lega Salvini premier».
Eppure anche dentro l'alveo dell'attuale movimento, i critici ormai non sono pochi. Il primo a uscire allo scoperto è stato Gianmarco Senna: «Nessuno mette in dubbio Salvini - spiega ora - ma è evidente che occorra ricostruire un progetto che riporti la Lega a essere il sindacato del territorio». «Inutile nascondersi dietro ad una vittoria del centrodestra dovuta al gradimento crescente di Giorgia Meloni - ha scritto anche Max Bastoni - Fondamentale deve essere ora il momento di riflessione interno, senza perdere altro tempo». «A Brescia e Padova - ha fatto notare il brianzolo Andrea Monti - sette elettori Lega su 10 hanno votato Meloni. Dobbiamo tornare il sindacato del territorio che siamo sempre stati e torneranno a casa anche i nostri voti».
La richiesta, da parte di tutti, è un ritorno ai territori, alla base, sotto forma di congressi locali, primo fra tutti quello lombardo: questa la «linea del Piave» della fronda interna, e il Consiglio federale di martedì, a dire il vero, ha «concesso» i congressi - quelli locali almeno - ma ora sono i tempi il nodo. «Salvini si è dimostrato lucido - prosegue Senna - e ha capito la necessità di dare spazio alla base, alla militanza. Si è assunto una responsabilità, l'apertura sui congressi è ottima, tenuto conto che è tempo di passare dai commissari ai segretari eletti e consacrati con l'autorevolezza del voto. Ma va fatto subito».
Fra i più determinati, l'ex segretario regionale Paolo Grimoldi.
«Il congresso previsto a gennaio è un passo in avanti per democrazia interna - dice - Ma sarebbe da fare prima. Noi andiamo avanti - avverte - In poche ore abbiamo raccolto più di mille e cinquecento adesioni di militanti lombardi alla richiesta di congresso».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.