Due candidati della lista «arancione» vogliono legalizzare la cannabis. Luca Gibillini e Anita Pirovano, aspiranti consiglieri comunali, ieri si sono ritrovati davanti agli ex monopoli insieme al deputato Daniele Farina (gruppo Sinistra italiana) per rilanciare il progetto di una legge nazionale. Posizione legittima, ci mancherebbe. Anche condivisa da tanti a sinistra. Non sono certo gli unici antiproibizionisti, i vendoliani. Anzi. I Radicali, per esempio, da decenni sono fieri promotori di una legga per legalizzare le droghe leggere. Oggi però sono coerentemente in corsa in uno splendido isolamento politico. Nel panorama delle liste che sostengono Beppe Sala, invece, si trovano idee diverse un po' su tutto. E il candidato sindaco spesso svicola. In questo caso non si tratta di candidati di secondo piano. Pirovano, per esempio, secondo Gad Lerner - ascoltatissimo nel mondo arancione - potrebbe essere la vice di Sala, in caso di vittoria. La proposta di Sel è duplice: un «monopolio attenuato» per la vendita della cannabis attraverso l'«agenzia nei monopoli» con un sistema simile a quello dei tabacchi lavorati; la possibilità di coltivazione per uso personale e in forma associata. Nessuna richiesta di impegno formale al candidato sindaco Beppe Sala da parte di SinistraxMilano. «A Sala - ha spiegato Farina - non chiediamo un impegno formale perché si tratta di una proposta a cavallo tra enti locali e parlamento», ma «è importante che per Sala così come il governo, quando sarà sindaco, anche l'istituzione parlamentare sia punto di riferimento». E Sala in serata ha risposto, mostrando tutto il suo imbarazzo: «È un tema da approfondire - ha detto - sul quale non voglio esprimermi con superficialità». «Non è materia da campagna elettorale, preferisco restare concentrato sulle cose che sono legate al nostro programma» ha sviato.
La sinistra continua a parlare di Parisi e Salvini. È sul loro rapporto che si concentrano gli attacchi del Pd, orchestrati a dovere. Secondo la propaganda democratica, le idee del candidato sindaco e del segretario leghista sono comunque una minaccia: quando non si trovano d'accordo, perché sarebbero «spaccati»; quando sono d'accordo, perché Salvini avrebbe un ruolo egemone. Ma a sinistra, come governerebbero insieme, in caso di vittoria? La maggioranza uscente - basti citare gli scali ferroviari - ha vissuto divisioni drammatiche, nonostante Giuliano Pisapia fosse cuore e anima della coalizione. E con Sala, quale equilibrio troverebbe una nuova maggioranza? E quanto durerebbe questo equilibrio? Reggerebbe su tutti i punti del programma? Difficile, per esempio, capire quale sia la linea in tema di moschee, se quella di Daniele Nahum o di Pierfrancesco Majorino. E in tema di privatizzazioni, è arduo vedere un accordo di tutti. Sui centri sociali, la linea potrebbe dettarla ancora il «braccio sinistro» di Pisapia, Paolo Limonta. E sugli imprevisti che la politica fatalmente riserva? Gli enti locali sono sempre più spesso tirati in ballo dalle ragioni della politica.
Vuoi per propaganda, vuoi per meccanismi di natura istituzionale-amministrativa, basti pensare al caso delle trascrizioni dei matrimoni omosessuali contratti all'estero. I temi «etici» sono una cartina di tornasole. E per ora le mosse di Sala sono imperscrutabili.
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