Lombardia autonoma, Maroni va a Roma e vede l'accordo finale

Il presidente: "Voglio 14 materie dallo Stato" Pirellone ottimista sull'esito della trattativa

Lombardia autonoma, Maroni va a Roma e vede l'accordo finale

La Lombardia stringe i tempi, per portare a casa l'accordo sull'autonomia. Il governatore Roberto Maroni durante l'audizione romana nella commissione parlamentare per le questioni regionali, ha parlato delle «prossime tappe» della trattativa sulle materie che la Regione chiede allo Stato (con particolare forza dopo il referendum del 22 ottobre con cui i cittadini lombardi hanno ratificato la linea del Pirellone).

Ed eccole, le due tappe indicate da Maroni: «Entro la fine di dicembre stabilire le materie, entro la fine di febbraio chiudere sulla questione delle risorse». «Noi - ha spiegato - puntiamo ad ottenere almeno 14 delle 23 materie richieste. Poi si aprirà il capitolo delle risorse». Un aspetto dirimente quello dei fondi - ha spiegato - «perché vogliamo evitare di avere più competenze e zero risorse». Durante la campagna referendaria si è molto parlato del residuo fiscale, cioè della differenza fra le risorse che i lombardi pagano in tasse e quelle che ricevono sotto forma di servizi. Il residuo ammonta a 54 miliardi all'anno e Maroni ne chiede almeno la metà «per finanziare le nuove competenze» e spera che «su questo tema non porti a una rottura». Il governatore si è detto convinto che «da parte del sottosegretario Bressa, che rappresenta il governo, ci sia la reale intenzione ad arrivare ad un accordo. Un obiettivo cui voglio raggiungere entro la fine di questa legislatura» ha detto, lasciando alla prossima il compito di ratificarlo.

A proposito di fine legislatura, ieri anche il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo si è unito all'auspicio che per le Regionali si voti nello stesso giorno delle Politiche. «Anche perché - ha detto - abbiamo visto quante polemiche ci sono state sulle spese per il Referendum sull'autonomia, che alla prova dei fatti si è rivelato tutt'altro che inutile. Ora sarebbe davvero incomprensibile dover raddoppiare i costi delle elezioni per votare insieme alle amministrative che coinvolgono poche decine di Comuni in Lombardia». Spetta al governo decidere la data e il Pd vorrebbe distinguere i due appuntamenti, anche perché separarli temporalmente e politicamente significherebbe dare al suo candidato, Giorgio Gori, maggiori possibilità di trovare un accordo con la sinistra di «Liberi e Uguali». Ieri c'è stato un incontro, che Gori ha definito «positivo», pur senza negare «le complessità del quadro», come dire l'ostilità che anima il rapporto fra gli ex Pd e il segretario Matteo Renzi. Nel centrodestra intanto è nato formalmente il gruppo «Noi con l'Italia», formato dai consiglieri popolari lombardi che non seguiranno ciò che resta di «Alternativa popolare», pronta ad allearsi col Pd. Primo imprevisto un tweet di Maroni, che ha irriso alla nuova formazione nazionale: «Imbarcare ex forzisti, leghisti espulsi e alfaniani pentiti? - ha scritto - Ma dai...

Largo ai giovani, che si battono per gli ideali e non per le poltrone». Gli ha risposto proprio Cattaneo: «Visto che vuole fare una coalizione con noi - ha detto - non mi sembra un buon messaggio di benvenuto. Mi auguro che nei prossimi giorni corregga il tiro».

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