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Lombardia, caso camici: verifiche sul ruolo del governatore Fontana

Il governatore Attilio Fontana nel mirino dei pm per l'inchiesta sui camici che coinvolge la società Dama srl, di proprietà del cognato Andrea Dini

Lombardia, caso camici: verifiche sul ruolo del governatore Fontana

Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, finisce nel mirino degli inquirenti nell'ambito dell'inchiesta relativa al caso della fornitura dei camici e altro materiale da parte di Dama, società del cognato Andrea Dini, esploso lo 8 scorso giugno. I pm dunque danno il via all'assalto giudiziario sulla Lombardia. Stando a quanto riferisce l'Ansa, dai primi atti dell'indagine condotta dalla Procura di Milano sarebbe emerso un interessamento del governatore lombardo nella fase di trasformazione dell'ordine di acquisto diretto in donazione. Gli investigatori starebbero accertando il presunto ruolo di Fontana nella vicenda che, pertanto, risulterebbe indagato.

Turbativa d'asta

In attesa di ulteriori chiarimenti sull'impianto accusatorio che getterebbe ombre sospette sul governatore lombardo, è certo che Andrea Dini, titolare della società Dama srl e cognato del governatore della Lombardia Attilio Fontana, e Filippo Bongiovanni, direttore generale della società Aria, la centrale di acquisti regionale, risultino indagati per turbativa d'asta. Nel pomeriggio di ieri, 8 luglio, i militari del Nucleo speciale di Polizia valutaria, su delega della Procura, si sono recati in Regione per acquisire la documentazione utile all’inchiesta. I pm Luigi Furno e Paolo Filippini e dall'aggiunto Maurizio Romanelli hanno ascolta come testimoni l’assessore Raffaele Cattaneo e Francesco Ferri, presidente di Aria.

Cosa emerge dai primi accertamenti

L'indagine, avviata lo scorso 8 giugno, è esplosa a seguito di unn servizio giornalistico a firma di Giorgio Mottola, andato in onda sul programma di Rai3 "Report", nel quale si evidenziava presunte anomalie in una donazione alla Regione, tramite Aria, di camici e dispositivi di protezione individuale per un valore di 513mila euro da parte della società Dama, riconducibile alla moglie e al cognato di Fontana, nel pieno dell'emergenza sanitaria legata al coronavirus. Dai primi accertamenti dell'inchiesta emerge che dei 75mila camici della fornitura al centro delle indagini, 50mila sarebbero stati messi a disposizione di Aria, centrale acquisti della Regione Lombardia, come donazione da parte di Dama. Società che, però, dopo il 20 maggio, quando avvenne la trasformazione da fornitura in donazione, avrebbe cercato di rivendere i restanti 25mila camici.

Il ruolo di Fontana

Attilio Fontana ha già chiarito la sua posizione precisando, a più riprese, che si trattava di "una fornitura erogata dall'azienda a titolo gratuito". Ma, a quanto pare, sembra che la magistratura abbia deciso di accanirsi contro il governatore lombardo che, dal suo canto, preferisce non commentare e attende pazientemente che la giustizia faccia il suo corso.

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