Manovra anti primarie e piano pronto per Sala: far ritirare gli avversari

Pd e «poteri forti» per il tecnico Ma Majorino resiste ancora Caputo: «Basta lobby e salotti»

Le voci sono sempre più insistenti, il piano è chiarissimo e la manovra è in corso. Un bel pezzo del centrosinistra milanese sta lavorando per l'investitura diretta (senza primarie) di Giuseppe Sala. La premessa è nota: serve un candidato, quelli che ci sono non sono forti abbastanza agli occhi di Matteo Renzi, ma non solo ai suoi. E si fanno notare con sempre maggiore insistenza chiari segnali che arrivano da mondi piuttosto influenti della grande borghesia cittadina.

Per i renziani del Pd, l'unica opzione sul tavolo al momento è la «nomination» del commissario Expo, Giuseppe Sala, col cui profilo tecnico e moderato il Pd immagina di poter strappare qualche voto a un centrodestra che si presenta solido e competitivo (anche se a sua volta in cerca di un nome). Questo tipo di candidatura, è evidente, non potrebbe essere sottoposta a primarie vere e dure, ma solo a una sorta di plebiscito: una gara ordinata con un vincitore annunciato. L'orientamento del Pd, gli emissari renziani non sono mai riusciti a esplicitarlo fino in fondo. Lo hanno solo indirettamente evocato. Mancano infatti due tasselli: il primo è la reazione del sindaco, Giuliano Pisapia, con tutto il suo (e solo suo) mondo di sinistra civica, arancione e «arcobaleno». Il secondo tassello mancante è quello dei candidati alle primarie, che sono già in campo da settimane e paiono seriamente convinti di potersi giocare la partita.

Sul fronte diretto a Pisapia ieri si è registrato un intervento preciso, quello di Piero Bassetti, che nel 2011 fu il leader riconosciuto del «comitato dei 51», formato da grandi professionisti, tecnocrati e intellettuali non di sinistra ma schierati apertamente a sostegno dell'avvocato rosso, sostenuto da un'inedita alleanza fra la sinistra (fino ai centri sociali) e ceti centristi. Bassetti, intervistato dal «Corriere», spiega che «per mantenere il blocco sociale che nacque nel 2011 oggi servirebbe una figura di riconosciuta capacità anche manageriale». E sembra proprio il ritratto di Giuseppe Sala. Per Bassetti «dovrebbe essere Pisapia a indicare la strada». Bassetti si chiede «che senso abbia fare le primarie se il Pd è convinto che Majorino o Fiano poi ce la possano fare». Una strada che vede il primo presidente Dc della Regione Lombardia è quella delle primarie in cui si voti, «anziché per il solo candidato, per due o tre persone». Torna insomma l'idea del ticket fra Sala e un esponente del Pd o «più di sinistra». Si moltiplicano, intanto, le voci su un possibile ritiro dei candidati alle primarie. E qualcuno nel Pd parla apertamente della necessità del «passo indietro». Dall'entourage di Fiano lo escludono, Majorino riserva a Sala quella che sembra una stoccata: «Era il Dirigente di punta dell'amministrazione di Letizia Moratti». E poi sostiene che si deve andare avanti «senza mettere da parte il carattere di sinistra», e che serve «più radicalità».

Ancora più esplicito il terzo candidato, Roberto Caputo: «Negli ultimi giorni - dice - vedo un risvegliarsi di salotti, lobby, poteri più o meno forti e un ritornare in auge di “grandi vecchi” passati di moda che vorrebbero dettare la linea politica». «Credo che il centrosinistra e il Pd non debbano farsi troppo condizionare» conclude.

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