Manovre su Sea: spunta dalle carte un uomo di Tabacci «attivo» sul bando

«Il Comune nella vicenda Sea è parte lesa»: così il sindaco Giuliano Pisapia aveva commentato la chiusura delle indagini della Procura sulla cessione al fondo F2i di Vito Gamberale del 29,75 per cento della società aeroportuale. Dalla lettura delle carte depositate dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, la versione di Pisapia trova più di un sostegno: nel senso che la Procura ha trovato traccia sia dei tentativi di F2i di ottenere un bando «su misura», sia della resistenza degli uffici comunali (in particolare di Davide Corritore) alle pressioni di F2i. Le stesse carte raccontano però di come proprio nei pressi della giunta Pisapia le manovre di Gamberale avessero una sponda assai attiva. A darsi da fare perché il bando di privatizzazione recepisse le speranze di F2iè - secondo quanto accertato dalla Finanza - è un personaggio dello staff di Bruno Tabacci, ex assessore al Bilancio e che della idea di fare cassa con le azioni Sea era il principale sostenitore. Alla luce di questo attivismo assume un altro significato anche l'incontro che, tre mesi prima del bando, avviene in un albergo tra Tabacci, Gamberale e il banchiere Alessandro Profumo, poi consulente del Comune nell'operazione. Ma le pressioni restano senza esito.

Ed a quel punto Gamberale cambia strategia, e fa fronte comune con l'unico avversario che aveva cercato di soffiargli il pacchetto di Sea: ovvero l'indiano Behari Sahai Vinod. L'ipotesi di un accordo con Vinod è stata smentita dai legali di Gamberale. Ma agli atti sarebbe documentato un incontro tra gli emissari delle due aziende.

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