Maroni all'attacco «Voglio che i giudici mi facciano parlare»

Nessuna intenzione di lasciare anche se i «grillini» del Movimento 5 stelle chiedono le sue dimissioni anche nel caso l'avviso di garanzia si trasformi in un semplice rinvio a giudizio. «Continuerò a lavorare nel rispetto assoluto delle leggi, il faro che ha guidato i miei vent'anni di vita politica e che sempre guiderà la mia attività». È stata una decisione sofferta quella di presentarsi nell'aula del consiglio regionale per il governatore Roberto Maroni. «Lo faccio per rispetto delle istituzioni, lo stesso rispetto che ho per la magistratura e che non mi consente di parlare prima di aver letto il fascicolo e di aver parlato con il magistrato». Nel dargli la parola il presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo lo aveva ringraziato «perché quest'atto non era per niente dovuto ed è segno di grande trasparenza».
Poco prima, in giunta, aveva raccomandato agli assessori di stare «molto prudenti». Perché «avete visto a me cosa è successo».

Il volto tirato, l'aria sofferente sotto il peso del primo avviso di garanzia a parte quella rissa con i poliziotti della Digos per impedire la perquisizione della sede della Lega in via Bellerio. Ma è chiaro che si trattava di tutt'altra vicenda. Oggi ci sono le segnalazioni per due contratti non alla Regione, ma all'Expo di cui la Regione è socio e nella società regionale di ricerca e formazione Eupolis.

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