Medici e poliziotti alleati combattono il cyberbullismo

Due ragazzi su cinque tra gli 11 e i 14 anni si inviano contenuti sessuali. Firmato accordo al Fatebenefratelli

Medici e poliziotti alleati combattono il cyberbullismo

È la quotidianità, la routine, la vita di tutti i giorni che già non sopportano più, che vogliono movimentare. A ogni costo. Pericolosamente. Un 25 per cento lo fa per curiosità; un altro 29 per cento vuole dimostrare «di essere figo». E intanto sono 2 su 5 in Italia (ma anche a Milano e in Lombardia) i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni che fanno sexting, si scambiano cioè sms con contenuti sessuali, perlopiù su Snapchat e Whatsapp, mentre scende la percentuale su Instagram. Messaggi che ne violano l'identità, l'intimità. «E dimostrano che c'è qualcosa che non va. Che dobbiamo tornare a educarli» spiega Ivano Zoppi, presidente di «Pepita onlus», da 13 anni interessata a queste tematiche, con 2000 ragazzi incontrati ogni mese. Zoppi lo fa con la voce e il linguaggio semplice e molto smart di chi ogni giorno vede la realtà - attraverso gli occhi dei ragazzini vittime di bullismo, cyberbullismo, ma anche semplicemente di genitori non sufficientemente attenti - nella sua brutale e prematura miseria. Cioè mentre «il passaggio dall'infanzia all'adolescenza è in fase di realizzazione» come ha spiegato l'assessore comunale al Welfare Pierfrancesco Majorino.

«Non farti sFRUTTAre». La lotta al cyberbullismo ingaggiata da un'alleanza tra camici e divise inizia con uno slogan che fa da titolo a una storia con dei frutti come protagonisti, illustrata da un giovane, geniale volontario nella sala all'ingresso della Casa pediatrica Fatebenefratelli-Sacco. Ieri mattina è lì che il prefetto Roberto Sgalla, direttore centrale per la polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e dei Reparti speciali della polizia di Stato e il direttore generale della Casa pediatrica Alessandro Visconti hanno firmato un protocollo d'intesa contro l'emergenza cyberbullismo. Un fenomeno da non sottovalutare. Da studiare, combattere. Una «moda» sguaiata e scomposta, ma purtroppo in piena sintonia con i nostri tempi. Che l'anno scorso ha fatto registrare nel nostro Paese 235 denunce con minori vittime di reato, con 31 under 18 resisi responsabili di reati che vanno dallo stalking alle molestie, dalla diffamazione online, alle ingiurie e minacce, fino alla diffusione di materiale pedopornografico.

L'accordo punta in realtà molto più in alto. E cioè alla creazione di un network nazionale, con Milano capitale. Che, attraverso una comunicazione non astratta, un atteggiamento non lugubre verso il mondo, possa costruire un'alleanza tra soggetti differenti e rinnovare gli strumenti per aiutare bambini e ragazzi, liberandoli dal bullismo. La firma del protocollo, si spiega, «rientra in un progetto più ampio di prossimità, che vede da un lato la Polizia postale e delle comunicazioni realizzare specifiche azioni di formazione per un uso corretto del web rivolte sia alle figure professionali del Fatebenefratelli che ai giovani pazienti della struttura milanese, dall'altro la Casa pediatrica Fatebenefratelli-Sacco di Milano, diretta da Luca Bernardo, quale ente coordinatore di una rete nazionale composta da diversi poli regionali».

L'iniziativa è stata tenuta a battesimo dal dirigente dell'Ufficio scolastico per l'ambito territoriale di Milano Marco Bussetti e dall'uomo che, dolorosamente ma anche in maniera davvero coraggiosa, si spende ormai da anni affinché le istituzioni possano raccogliere l'eredità di sua figlia e garantire, per legge, a tutti i ragazzi e le ragazze d'Italia le informazioni e i supporti adeguati per un uso sano e consapevole dei nuovi strumenti digitali. Paolo Picchio è il padre di Carolina, prima vittima accertata di cyberbullismo, «uccisa» da 2.600 «like». È morta suicida, infatti, a 14 anni, nel gennaio 2013, dopo che venne diffuso in rete un video a sfondo sessuale. «Si dice spesso che, quando non si sa cosa fare, si realizzi un protocollo - spiega il prefetto Sgalla -. In realtà questa iniziativa arriva a valle dopo un percorso ben definito, realizzato non solo con la Polizia postale, ma anche con i carabinieri e la guardia di finanza. Un tempo l'interesse era verso l'autore dei reati; ora si concentra sulla vittima.

Lo slogan della polizia è Esserci sempre. Da anni infatti collaboriamo con l'istituto Meyer di Firenze, l'ospedale del Bambin Gesù di Roma e il Gaslini di Genova. In fondo poliziotti e medici svolgono un'azione molto simile: si prendono cura del prossimo».

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