Forse, come dice lei, l'anagrafe non l'aiuta, è la candidata con più tacche sul calendario, ma l'energia di questa candidata non è poca. I suoi 63 anni Maria «Nica» Cappellini non li sente e forse anche perché intorno a lei si è condensato in breve tempo un consenso costituito anche da militanti molto attivi. «Amici» li definisce. Intanto non la mollano, chiamano, stampano, inviano materiali, con una dedizione particolare. Qualcuno l'ha definita la «corazzata» Policlinico, ma lei rifiuta la definizione e in effetti tra chi l'accompagna, anche alle interviste, ci sono medici anche di altri ospedali. Lei non lo ammette, ma è tra quelli che più sono andati in ansia per il fenomeno Vago. Ma ora che è in gara se ne fa un cruccio fino a certo punto. Del suo programma rivendica con orgoglio di essere l'unica ad aver dato un forte risalto al tema del gender, pur non considerandosi una femminista giacobina. Ma se dovesse trovarne il bandolo lo identifica nella riorganizzazione della governance dell'ateneo: in testa ha l'idea di un «rettore manager» che sappia razionalizzare la burocrazia e l'organizzazione delle strutture per «riportare Unimi nel tessuto cittadino e nazionale» anche per farne la «protagonista e il modello trainante di un momento di recupero di etica e credibilità dell'istituzione universitaria». Senza dimenticare di pensare a un'università pubblica che sappia offrire anche dei prodotti ai privati per reperire le risorse economiche, ma sottolinea: «non un privato che compra l'ente pubblico».
La mancanza di indicazioni molto specifiche nel suo progetto di ateneo è voluta: «Ritengo ipocrita spiega Nica - scrivere programmi con proposte di soluzioni che poi potrebbero non essere realizzabili». Dalle firme raccolte è subito dietro la coppia di testa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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