Cronaca locale

Le mani delle gang su Milano: ​ecco la mappa degli attacchi

Due omicidi nel 2019 e decine di assalti. Ecco come agiscono le gang, spesso legate alla criminalità internazionale

Le mani delle gang su Milano: ​ecco la mappa degli attacchi

A Milano dilagano oramai gang e baby gang di varia tipologia. Sono i dati a parlare: il 2019 si è distinto per ben due omicidi, entrambi legati al mondo delle pandillas salvadoregne e per l'aggressione della notte di Capodanno ai danni dei Vigili del Fuoco in via Gola. Quasi un segnale che sanciva la fine di un anno non particolarmente felice dal punto di vista dell'ordine pubblico nel capoluogo lombardo.

Alcuni degli episodi del 2019

Nel marzo del 2019, in un campo nei pressi di una cascina abbandonata di San Giuliano Milanese, veniva ritrovato il corpo del 34enne cittadino salvadoregno, Ernesto Odir Barrientos Tula, storico membro della "clica" milanese della MS13, la famigerata gang salvadoregna attiva in America Centrale, Stati Uniti ed Europa. In poco tempo gli inquirenti identificavano e arrestavano, per l'omicidio, tre membri della medesima gang (tre cittadini salvadoregni di età compresa tra i 21 e i 31 anni) e ne denunciavano un quarto. L'omicidio sarebbe scaturito da un regolamento di conti interno alla pandilla.

La notte del 2 giugno 2019 veniva invece rapinato, pestato e buttato nel fiume Lambro il 32enne cittadino peruviano Edgar Luis Calderon Gonzalez, il cui corpo emergeva dalle acque soltanto cinque giorni dopo. Per l'omicidio venivano arrestati due cittadini salvadoregni di 26 e 28 anni appartenenti alla pandilla "Barrio 18", rivale della MS13. I due killer sono stati condannati la scorsa settimana rispettivamente a 14 anni e 11 anni e otto mesi di reclusione.

Nel contempo, nella zona di Porta Genova e la Darsena, si scatenava una baby gang di egiziani (tutti minori a parte un diciottenne), tutti irregolari in territorio italiano e giunti in Italia come "minori non accompagnati". Spacciatori e rapinatori seriali che vivevano in auto e capannoni abbandonati e che tra febbraio e luglio 2019 avevano messo a segno ben nove rapine, una delle quali quasi finita in tragedia, quando una delle vittime veniva spinta e trattenuta sui binari della stazione di Porta Genova, poco prima dell'arrivo di un treno. I baby-criminali sono stati arrestati qualche giorno fa dalla polizia; "forti" in branco e contro i più deboli, ma in lacrime una volta presi singolarmente e messi alle strette dagli inquirenti.

Nella notte di Capodanno 2020, in via Gola, veniva invece appiccato un falò e all'arrivo dei soccorsi, una pattuglia dei Vigili del Fuoco veniva aggredita e malmenata da una gang del posto. I pompieri si erano visti costretti a chiamare Polizia e rinforzi per poter spegnere le fiamme. In pochi giorni gli investigatori riuscivano a identificare i responsabili dell'aggressione e procedevano con sette denunce: C.G., cittadino brasiliano di 20 anni, irregolare sul territorio e con precedenti per ricettazione e reati contro il patrimonio (a casa sua verranno trovate due pistole scacciacani senza tappo rosso); tre nordafricani con cittadinanza italiana di 22, 21 e 20 anni, almeno uno dei quali alloggiante in via Gola 27. Altri tre denunciati sono invece minorenni: un italiano, un marocchino e un albanese, con precedenti per spaccio di stupefacenti (una terza scacciacani veniva rinvenuta a casa del minore marocchino). Tutti membri della gang "Gola's Locos", alcuni di loro vivevano in alloggi comunali abusivamente occupati in via Gola e via Pichi.

Nel marzo del 2019 un'altra baby gang composta da minori italiani, alcuni dei quali di origine nordafricana, si scatenava nella zona di Corso XXII Marzo (via Cena, largo Marinai D'Italia, piazza Cinque Giornate, Largo Marinai d’Italia, piazza Grandi, via Mondolfo e via Cervignano). Le vittime prescelte erano generalmente ragazzini tra i 13 e i 16 anni, vestiti bene e colti possibilmente da soli. I piccoli delinquenti si facevano avanti armati di lame, cacciaviti e tirapugni (col quale avevano anche fatto saltare un dente a una delle vittime) e si appropriavano di tutto quello che ritenevano di valore: cellulari, soldi, abiti di marca. Alcuni degli arrestati vivevano, assieme alle famiglie, nei palazzi occupati di viale Molise e Calvairate.

Curioso anche il caso del 31enne cittadino salvadoregno che millantava l'appartenenza alla gang MS13 e che lo scorso 15 dicembre aveva ferito al collo con un coccio di bottiglia un suo connazionale ventenne per poi darsi alla fuga. Il personaggio in questione, che alla notifica dell'arresto si trovava già in carcere per rapina, era talmente convinto della propria appartenenza alla gang da arrivare a firmare con "MS13", al posto delle proprie generalità, i documenti sottoposti da carabinieri e polizia municipale.

Le gang e lo "stile di vita" del fuorilegge

I casi sopra citati fanno parte del medesimo problema, quello della micro-criminalità giovanile di strada, ma non del medesimo fenomeno, in quanto i contesti di provenienza tracciano linee distintive e abbastanza marcate. Da una parte ci sono le gang di latinos, le cosiddette "pandillas", emulazioni o esportazioni di realtà provenienti da oltre-oceano che hanno come collante quell'"eredità" o sub-cultura di banda proveniente dai propri paesi d'origine; realtà spesso idealizzate e in qualche modo riprodotte per ritrovare un'identità comune. La violenza messa in atto da questi gruppi è prevalentemente "allo specchio", come illustrato dall'esperto Massimo Conte, ovvero diretta verso altri latinos (membri di altre gang ma non soltanto).

Ci sono poi le gang "multietniche" che comprendono diverse nazionalità, tra cui anche italiani e che trovano come denominatore comune l'appartenenza al medesimo "blocco" o agglomerato di edifici, come nel caso di via Gola, nonchè la gratuita violenza perpetrata. In questo caso l'ostentazione nell'esibire sui social lame, canne, biglietti da 50 euro e pistole (il più delle volte semplici scacciacani o armi ad aria compressa private del tappo rosso) mettono in evidenza il desiderio di mostrarsi al mondo come "ribelli" menefreghisti, insofferenti all'autorità e incuranti, al punto da mettersi nei guai proprio a causa di quest'ostentazione. È il caso di un 22enne italiano che qualche giorno fa si è fatto scattare una foto dal suo amico mentre era alla guida della propria auto e "rollava" una canna, fermo dietro a un'auto dei Carabinieri. Per sua sfortuna però, i militari si sono accorti della bravata del soggetto in questione (già noto alle autorità), sono scesi e hanno perquisito l'auto, trovando al suo interno un bilancino di precisione, 1,2 grammi di cocaina e 0,5 di ketamina.

Ci sono poi fenomeni come quello della baby-gang di egiziani sgominata in Porta Genova, composta da soggetti che vivono in condizioni di estrema marginalità (alcuni di loro, giunti come minori non accompagnati sui "barconi", pare non abbiano famiglia nemmeno in Egitto) e che sono accomunati proprio dall'estremo disagio (due di loro si erano conosciuti e "riconosciuti" in cella). Soggetti che non dovrebbero nemmeno trovarsi in territorio italiano.

Milano ha iniziato ad essere al centro di violenze perpetrate da gang e baby-gang fin dalla prima decade del 2000, quando iniziavano a scontrarsi le varie gang di latinos come i Latin Kings (NY e Chicago), i Trinitario, i Comando, i Trebol, i Nieta, la MS13 e i Barrio 18. Nel contempo però, mentre il fenomeno appena citato veniva in qualche modo "contenuto" dalle varie operazioni di polizia, con il numero di gang che decresceva e le varie "sotto-clicas" che si spostavano verso altre zone non necessariamente in territorio milanese, emergevano altre realtà più legate all'appartenenza territoriale di "blocco" e alla marginalità estrema, realtà altrettanto pericolose.

Del resto il contesto metropolitano è storicamente teatro prediletto delle gang, come dimostrano contesti come quello di New York negli anni '70 e '80 o Los Angeles fino agli anni '90.

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