"Milano ricordi Paola Bonzi" Il sì va da Cappato a Meloni

Sostegni bipartisan per la proposta del Famedio Ok anche dal radicale e dalla leader di Fratelli d'Italia

"Milano ricordi Paola Bonzi" Il sì va da Cappato a Meloni

Il ricordo di Paola Bonzi unisce, non divide. La fondatrice del centro di aiuto alla vita è morta il 9 agosto a 77 anni, e di fronte alla sua figura la politica supera le consuete faziosità e polemiche e condivide l’idea di un omaggio simbolico. Potrebbe essere il Famedio, come ha proposto sul Giornale il deputato di Fdi Marco Osnato e come Forza Italia ha chiesto al presidente del Consiglio. Ma potrebbe essere anche un luogo della città. Al momento la cosa importante è il clima di concordia. È un sì senza eccezioni infatti quello che arriva da Marco Cappato, leader carismatico dei Radicali milanesi a Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia. Con un intervento pubblicato ieri dal Giornale, l’ex assessore oggi parlamentare pd Pierfrancesco Majorino ha aperto alla proposta di un omaggio. «Sarebbe bello - ha scritto - ricordarla dedicandole un luogo simbolico, capace di unire». Majorino, che fa parte della sinistra Pd, rivendica le sue convinzioni politiche: «Ho una storia diversa - premette - e sono orgogliosamente parte di movimenti che si sono battuti per i diritti civili e delle donne». Ma l'ex assessore al sociale, con onestà intellettuale riconosce anche il valore dell'opera di Bonzi, che ha «messo al centro - sue parole - il valore della vita, aiutando generosamente tante donne e garantendo a tante donne di venire al mondo».

Se Paola Bonzi ha aiutato 23 mila donne a diventare madri, per i credenti ha a che fare con la fede, ma non si capisce perché la sinistra dovrebbe disconoscere l'importanza «laica» di quest'opera. Eppure, all'epoca dell'Ambrogino d'oro - il 2013 - la allora «Sel» di Milano, in un impeto di ottusità ideologica, cercò di opporsi. Non fece lo stesso errore Alessandra Kustermann, ginecologa, laica, primario alla Mangiagalli, che dicendosi favorevole all'Ambrogino, ebbe parole di amicizia e ammirazione per Paola, le stesse che ha avuto (su Repubblica) anche in questi giorni, dopo la sua scomparsa. Certamente non sbagliarono i Radicali. Inquadrarono bene la questione sia Lorenzo Strik Lievers, professore ed ex parlamentare, che si pronunciò per l'Ambrogino, sia Marco Cappato, ex eurodeputato, poi candidato sindaco, oggi tesoriere dell'associazione «Luca Coscioni» impegnato nella battaglia per una legge sul fine vita. «Noi storicamente siamo per la legalizzazione dell'aborto, non siamo per l'aborto» disse Cappato nei giorni in cui si discuteva dell'Ambrogino. E oggi, coerentemente, Cappato è favorevole al Famedio. «Sì, sono d'accordo» ci dice.

Su sponde diversissime da Cappato, Giorgia Meloni schiera il suo partito e scende in campo personalmente: «Fratelli d'Italia ha proposto a tutte le forze politiche e al sindaco Sala che le vengano riconosciuti gli onori del Famedio nel Cimitero monumentale milanese perché Paola era una grande italiana e merita di essere celebrata in questo modo nella sua città». Osnato commenta così: «Speriamo che nel centrosinistra raccolgano la sollecitazione, soprattutto coloro che sono più sensibili al tema». La Lega ha detto sì col capogruppo Alessandro Morelli, e dice sì anche il consigliere regionale Gianmarco Senna: «Voglio ricordarla - dice - come la mamma delle mamme, tante, che grazie a lei non hanno rinunciato a dare la vita. Senza discutere su diritti e conquiste delle donne (a cui spetta sempre l'ultima parola in questi casi), concedetemi però una riflessione. Da uomo, certo, da politico, da milanese e anche da figlio: è la vita il bene più prezioso di cui siamo stati tutti omaggiati, niente ha più alto valore e dignità». «Ebbene - dice Senna - una donna che tanto si è battuta e tanto ha dato per la vita degli altri, non solo merita il nostro ricordo, quello dei tanti figli nati grazie a lei. Merita molto di più dalla sua città e dai suoi concittadini. Al di là del colore politico, delle posizioni religiose o ideologiche. Merita onore e rispetto. E magari una via intitolata».

D'accordo anche la consigliera regionale di parità Carolina Pellegrini: «Non credo ci possano essere ottusità ideologiche - dice - le donne che si recano al CAV lo fanno liberamente. E liberamente scelgono che cosa vogliono fare.

Paola non è mai stata una bacchettona integralista, ma una donna concreta e aperta al mondo Era distante anni luce dal moralismo bieco e falso. Credeva nella sacralità della vita e amava i bambini. Cosa c'è di più straordinario e bello?».

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