Paolo Grimoldi, segretario regionale della Lega, mancano tre settimane al voto. Come ci arrivate?
«Intanto, sono molto soddisfatto che il centrodestra si sia evoluto e presenti anche candidati non riconducibili ai partiti. Tanti vengono dalla società civile: commercianti, professionisti, operai. In un momento di disaffezione è un segnale positivo. Il centrodestra si allarga e interpreta bene una reazione civile e sociale a un governo del genere, un governo che, per esempio, fa 400 nomine di pseudo-esperti, e non ce n'è uno con la partita Iva».
Avverte preoccupazione per ciò che può succedere all'economia?
«Tanti sono arrabbiati, questo governo non ha la minima idea di cosa significhi supportare l'economia reale. Si è limitato a sincerarsi che i dipendenti pubblici non prendano il Covid. Benissimo, ma noi sappiano che chi lavora e produce e paga le tasse, finanzia anche i servizi, le pensioni, gli stipendi pubblici. Chi non ha questa consapevolezza rischia di fare disastri ed è un disastro quello che si prospetta. D'altra parte abbiamo un governo composto da ex disoccupati, come i 5 Stelle, e da persone che non sanno cosa significhi alzare la cler e gestire un'azienda o uno studio. Allora molti che invece lo fanno, e lo sanno, sono esasperati, non hanno visto la potenza di fuoco promessa dal premier, vogliono dare uno schiaffo al governo Conte. Per questo non prenderemo solo i voti del centrodestra».
La Lombardia scalpita ma pare inascoltata.
«Questo governo blocca lo sviluppo, la metro Milano-Monza è stata relegata a opera non urgente. Andremo in monopattino? Hanno bloccato la Vigevano-Malpensa, come se dessero fastidio le merci. Parlo di opere già finanziate. Ecco perché la gente si schiera con noi, è una reazione. A Lecco, Legnano, Voghera, sono tutti candidati che non appartengono a un partito. A Lecco un panettiere, a Voghera una professionista, civica, a Segrate un manager. Sarà una tornata elettorale particolare, vedrà».
Ma la Lega nazionale rappresenta ancora questa Lombardia produttiva o ha annacquato questa forza?
«È un partito nazionale, ne siamo orgogliosi, difendiamo gli interessi di tutti a prescindere dalla geografia o dalle classi, come si diceva un tempo. Ma i cuore della Lega resta in Lombardia, terra di partite Iva, di imprese, di commercianti, di agricoltori. Il fatto che nel governo non ci sia nessun lombardo la dice lunga, d'altra parte. Non si può relegare all'opposizione la Regione più importante d'Italia».
La Lega a questo punto non può non conquistare Milano: è cruciale per un partito con le vostre ambizioni.
«Io quando parlo di Milano parto sempre da una cosa: da un grazie a Letizia Moratti, perché la Milano di oggi è nata con la conquista di Expo, oltre che da Porta Nuova e City Life. Nella Milano di oggi c'è un immenso merito dei Moratti, per questo dobbiamo dire grazie a lei e alla sua famiglia. Ovviamente il centrodestra, che ha gettato le basi per lo sviluppo di Milano dovrà rivendicare il candidato, e devo dire che siamo molto ottimisti, a maggior ragione se il sindaco Sala si sta davvero accordando coi 5 Stelle pensando alla telefonia».
Il Pd vuole sfiduciare Attilio Fontana, iniziativa velleitaria. Ma il centrodestra gode ancora della fiducia del lombardi in questo momento drammatico?
«Il terremoto Covid ha colpito duramente gli Usa, la Francia, Madrid, il Brasile. La Lombardia, pur avendo avuto il primo e più forte terremoto Covid, è quella che ha retto meglio. Pensiamo se fosse accaduto in Campania o in Puglia.
Al di là del Covid, inoltre, noi rivendichiamo con orgoglio il fatto che la Lombardia resti la regione in cui le cose funzionano infinitamente meglio che in ogni altra, e costando anche meno, perché mette meno di altre le mani nelle tasche dei cittadini. Sono dati di fatto».
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