«Le moschee a Milano? Dicano no ai massacri»

Gli ebrei: «La libertà di culto valga sempre. E qui non si predichi l'odio» Giovedì una veglia interreligiosa, invitate anche le comunità musulmane

«Le moschee a Milano? Dicano no ai massacri»

Anche a Milano si assiste attoniti agli orrori commessi in Iraq dalle milizie fondamentaliste islamiche, che massacrano i cristiani e gli esponenti delle altre minoranze religiose. Due giorni fa contro queste atrocità si è levata la voce della Chiesa ambrosiana e nelle ultime ore su più fronti si stanno moltiplicando le iniziative per fermare i massacri. E si lavora a un incontro per il 14 agosto.

Qualcuno chiede che anche i musulmani che vivono in Occidente si uniscano pubblicamente all'appello contro quelle violenze. Anche la sinagoga milanese, Beth Shlomo, lancia la sua proposta e la rivolge ai rappresentanti delle maggiori religioni presenti in città: «Vogliamo lanciare un'iniziativa, a favore della libertà religiosa, rivolta a tutti: figli di Abramo e non - spiega il portavoce Davide Romano - Riuniamoci per una veglia di preghiera o per un incontro pubblico». L'idea della sinagoga, e non solo della sinagoga - come vedremo - è «un'iniziativa per dire no alla violenza e ribadire il principio della libertà religiosa e della dignità umana». «Per i cristiani, gli ebrei, gli yazidi, e ovviamente anche i musulmani che in qualunque parte del mondo sono perseguitati o discriminati in ragione della loro religione».

I musulmani sono una presenza importante a Milano, e in queste settimane i loro rappresentanti sono impegnati in una partita importante col Comune, avendo chiesto la realizzazione di più moschee in città: «È un loro diritto e va tutelato - spiega Romano - ma la libertà religiosa deve valere sempre e comunque. A Milano dobbiamo sparigliare rispetto a quanto accade anche in Medio oriente, dobbiamo mandare un messaggio di pace e dialogo». Certamente in agosto a Milano non sarà possibile un evento di massa, si pensa a un'iniziativa simbolica, in un luogo «neutro».

Ciò che conta è il messaggio. E un messaggio di pace e dialogo vede d'accordo il presidente della Comunità ebraica, Walker Meghnagi, che dopo la drammatica uccisione dei tre studenti israeliani e del giovane palestinese aveva contattato i vertici del Caim, il Coordinamento delle associazioni islamiche milanesi, immaginando una proposta molto simile. «È giusto e necessario - spiega oggi Meghnagi - che anche da Milano parta un messaggio rivolto alla pace e alla tolleranza. E auspico che anche la chiesa cristiana voglia aderire. Ciò che sta accadendo in Iraq è inaccettabile ma lo sono anche le vicende che abbiamo visto in Nigeria». Il Caim è stato al centro di polemiche per le parole del coordinatore Davide Piccardo, a proposito di un corteo poi degenerato in assalto a a una sinagoga di Parigi: «Io - continua Meghnagi - sono sicuro che, tralasciando la politica, in Piccardo non c'è un sentimento di ostilità e odio e per questo rinnovo l'invito a unirsi a questa iniziativa, che condivido». «Noi - conclude il presidente - abbiamo sempre detto che è giusto che Milano abbia una moschea, però è importante che le moschee siano luoghi di preghiera, di cultura, di iniziative anche sociali e che non si trasformino mai in luoghi in cui si promuove l'odio e l'intolleranza».

E così ieri la Curia di Milano ha fatto sapere che, «insieme ad esponenti di altre religioni» sta sondando la possibilità di organizzare

«un momento interreligioso di dialogo, riflessione e preghiera per tutte le persone che sono perseguitate a motivo della propria fede» alla vigilia della giornata di preghiera indetta dalla chiesa italiana per il 15 agosto.

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