Sulle moschee si scaldano gli animi e cominciano a piovere i ricorsi. Incrociati. Il Comune (non si sa bene come) vuole interpellare la Corte costituzionale contro la legge appena approvata in Regione. Lo ha promesso ieri Giuliano Pisapia. Ma anche il Comune probabilmente dovrà subire un'impugnazione, quella del bando che assegna tre aree alla costruzione di luoghi di culto. Questo ricorso, che dovrebbe seguire i canali della giustizia amministrativa, è stato annunciato da uno dei tre comitati mobilitati contro la decisione di Palazzo Marino di mettere a bando - per 5mila metri - l'area dell'ex Palasharp a Lampugnano, quella sui cui già esiste un progetto pubblico dei centri islamici. Su questo il quartiere è in totale subbuglio, lo stesso centrosinistra locale è contrario e ieri si è riunito in via straordinaria il Consiglio di zona.
Sul tema dei luoghi di culto, già oggetto di polemiche fortissime, ora si profila dunque un vero e proprio braccio di ferro: istituzionale, politico e giudiziario. L'approvazione della legge regionale, infatti, secondo molti consiglieri di centrodestra blocca già il piano del Comune, che non rispetterebbe i requisiti urbanistici (e non solo) introdotti dai nuovi vincoli normativi. E inizialmente anche l'assessore comunale Pierfrancesco Majorino ha mostrato molta cautela nel valutare l'impatto delle nuove norme. Ieri, però, forte anche delle perplessità che sulla legge sono arrivate mercoledì anche dalla Curia, il sindaco e il suo vice hanno sparato bordate contro la legge, definita anti-moschee. «Una brutta legge ideologica», ha detto Pisapia, spiegando poi cosa ha in mente: «È certo che andremo avanti con il nostro percorso» e «se qualcuno bloccherà quello che intendiamo fare - ha annunciato - ci sarà un contenzioso e, attraverso questo, porremo la questione alla Corte Costituzionale». Il sindaco ha ammesso: «Non possiamo presentare direttamente ricorso» alla Corte Costituzionale, ma poi ha aggiunto: «Sono convinto che il dialogo interreligioso e la possibilità di esercitare il diritto di culto sancito dalla Costituzione non può essere violato e neppure limitato».
Ancora non sapeva, il sindaco, che un gruppo di suoi concittadini del quartiere «Qt8» si stavano organizzando per bloccare il bando. È stato annunciato in assemblea. Finora si era diffusa, è vero, la convinzione che la preghiera in via Sant'Elia non creasse problemi particolari. Ma per i residenti un conto è un'ospitalità provvisoria limitata a un'ora il venerdì, un conto è la prospettiva di un grande centro islamico destinato ad attrarre migliaia di fedeli, con prevedibili ingorghi, disagi e anche timori. Il centrodestra ieri è arrivato al Consiglio di zona con tre ordini del giorno. Il primo per chiedere il ritiro del bando, il secondo per ottenere - in caso di mancato ritiro - le dimissioni dei presidenti di tre commissioni, il terzo per chiedere un referendum di quartiere sul terreno dell'ex Palasharp, con due opzioni: area verde o destinata a servizi sportivo-ricreativi.
«La moschea lì non la prendiamo neanche in considerazione - spiega Eugenio Dell'Orto, consigliere zonale di Ncd - per ragioni che hanno che fare con i carichi urbanistici che gravano su quella zona, ma anche per le preoccupazioni in materia di sicurezza manifestate, sul bando comunale, dall'ex pm Stefano Dambruoso». «Ora un comitato del Qt8 ha annunciato un ricorso - avverte Dell'Orto - e noi vogliamo vedere se la sinistra locale sta dalla parte dei cittadini o di Majorino. Devono risponderci».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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