«La musica antica è immortale»

Per MiTo va in scena la star italiana delle trombe barocche

Luca Pavanel

L'omaggio del festival MiTo alla musica antica culmina oggi alle ore 21 nella chiesa di Sant'Alessandro in Zebedia a Milano con la «Missa Galeazescha» composta da Loyset Compère per il Duca Galeazzo Maria Sforza. In scena l'ensemble vocale Odhecaton, del consort di «piffari» La Pifarescha, de La Reverdie e dell'Ensemble Pian & Forte. Dirige Paolo Da Col, solista Gabriele Cassone, che ha risposto ad alcune domande.

Gabriele Cassone, lei che è una delle star della tromba antica, vuole raccontare la bellezza del barocco e l'incontro con le note di Loyset Compère...

«Il barocco è un periodo storico che mi ha sempre affascinato, da quando ho ascoltato per la prima volta Maurice André. Nel barocco, la tromba veniva usata moltissimo, in Bach in particolare negli oratori, messe, concerti brandeburghesi. Per quanto riguarda il concerto, interveniamo con delle fanfare introduttive sul sagrato della chiesa com'era d'uso all'epoca. La Missa di Compère fa quindi da detonatore ma non prevede l'uso della tromba. Il brano che è stato scritto da Lubeck sì.

C'è anche l'Ensemble Pian e Forte, con due notevoli protagonisti, i Frigé

«Con Antonio Frigé, dal 1982 abbiamo fatto diversi dischi. Il primo era dedicato a Fantini e Frescobaldi, ma ce ne sono stati altri, tutti belli. Posso dire di aver avuto l'opportunità di conoscere la musica barocca attraverso questa collaborazione, e da Frigé ho davvero imparato moltissimo».

La produzione antica, seppur di «nicchia», forse è quella che conosce meno la crisi: forse c'è nell'aria voglia di emozioni?

«La mia teoria è che la musica barocca rasserena l'animo. Il Barocco non soffre per così dire del caratteristico intervento di sentimenti, di passioni che invece abbonderanno nello Sturm und Drang, è una musica profonda favorisce uno stato di meditazione. Armonicamente meno elaborata, la sua linearità e serenità sono elementi di cui l'uomo moderno ha bisogno».

Lei si occupa pure di contemporanea, un bel salto quantico...

«Nella contemporanea si può esprimere senza freni quello che l'uomo moderno ha dentro: schizofrenia, dicotomia, nevrosi. Nella nuova musica, può esprimersi ugualmente anche l'interprete, che nel barocco si deve trattenere, sia nelle scelte interpretative, sia nel dosaggio delle sonorità. In Kagel si esplora la capacità parodistica della musica, additando i cliché musicali della stessa musica contemporanea, che si ripetono».

La musica in Italia: c'è un risveglio o siamo ancora fermi?

«L'impressione è che rispetto all'estero qui ci sia meno spazio per la classica. E anche il pubblico è un po' più scarso. Ho l'impressione che, in generale, in Italia se la musica non rende non viene sostenuta. Così, a livello pubblico si opta più spesso per il rock. Ma si dovrebbe sostenere un certo tipo di attività a prescindere dalla redditività».

Quali le sue iniziative a breve e i progetti?

«Avremo un concerto con l'orchestra barocca di Novara il 17, poi andrò in Australia fino al 30 di questo mese per una masterclass, poi ho un concerto con Rinaldo Alessandrini nel suo festival che si tiene a Lugo».

La tromba è

strumento versatile, ha mai suonato jazz?

«Suonavo jazz da ragazzino, mi piaceva moltissimo. A 14 anni facevo parte di una big band, ma l'improvvisazione non era il mio pane, anche se adoravo personaggi come Gillespie e Davis».

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