Nata a Milano 70 anni fa Polstrada fa festa in Duomo

Mattinata di amarcord, bilanci e testimonianze Gabrielli sul terrorismo: «Pattugliare senza sosta»

Paola Fucilieri

La voce suadente di Ricky Tognazzi, l'emozione trattenuta a stento nei racconti romagnoli del giornalista sportivo Marino Bartoletti, le immagini uniche dell'Istituto Luce che scorrono sullo schermo della sala di Palazzo Reale, ritagliando uno scorcio dell'Italia che fu, che è stata, che è. Tra i disastri e i periodi grami del dopoguerra, le catastrofi naturali, la fatica di sopravvivere ai dolori e alle miserie. Ma anche i momenti di gioia, rinascita, il boom economico e le imprese sportive che hanno segnato la storia. Da quelle del «piccolo grande uomo in bicicletta», Fausto Coppi, al primato impresso nella storia delle olimpiadi di Roma del 1960 dall'agente di polizia e guardia del corpo personale dell'imperatore etiope Hailé Selassié, il maratoneta a piedi scalzi Abebe Bikila. La Polizia Stradale c'era, la Polizia stradale c'è sempre stata e, per nostra fortuna, ci sarà ancora. Sempre. Sembrano paroloni da imprimere sui comunicati stampi per celebrare i suoi 70 anni, ieri mattina festeggiati a Milano, tra gli altri, dal capo della polizia, il prefetto Franco Gabrielli e dal prefetto Roberto Sgalla, direttore Centrale per la polizia stradale, ferroviaria, delle comunicazioni e per i reparti speciali della Polizia di Stato presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza nonché dal questore di Milano Marcello Cardona. La verità però è una sola, granitica: dal 1947 la Polstrada (nata a Milano) garantisce il rispetto della legalità e della sicurezza nell'esercizio della libertà di circolazione.

Durante i festeggiamenti di ieri prefetti, agenti, ispettori, dirigenti, giornalisti erano solo esseri umani con esperienze, ricordi, aneddoti e sensazioni forti legate alla Polstrada.

«Mi sono laureato nel 1984 con una tesi sul passaggio storico, in cui si era soliti definire la Polizia Stradale i carabinieri della polizia, in un gioco di invidia e atteggiamento di sufficienza - ha ricordato un commosso Gabrielli -. In quegli anni la Stradale, all'inizio un po' derisa, la Stradale ha mantenuto l'orgoglio».

Nel 2001 l'Italia piange 7.096 morti sulle strade, dato censito dall'Istat e superiore alle medie europee. Un trend attualmente in calo, tanto che quattordici anni dopo, da gennaio a giugno del 2015, i morti su strada sono 1.539 e nell'arco dello stesso periodo nel 2016 sono 1.465, con un decremento del 4,7%.

Oggi l'Italia è al quattordicesimo posto nella classifica europea sul numero di vittime registrate per milioni di abitanti, con una media stimata di 56,4 morti. Stando ai numeri della polizia, dal 2015 al 2016 le infrazioni rilevate dalla Stradale per guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti sono aumentate del 5,4%, con 1.251 infrazioni contestate nel 2015 a fronte delle 1282 del 2016. Per questo, in tema di alcol e droghe, nel 2016 viene siglato il protocollo d'intesa tra il Dipartimento politiche antidroga della presidenza del Consiglio, il ministero dell'Interno e il Dipartimento della pubblica sicurezza. La Stradale ha anche protocolli d'intesa per garantire la sicurezza, tra cui il progetto «Icaro» dedicati ai giovani in età scolare, è alla sua diciassettesima edizione. E oggi? «La Stradale continuerà ad avere il suo ruolo importante. Renderemo un servizio ai cittadini, che vogliono vedere sul territorio le pattuglie della Stradale, ancora più razionale».

Gabrielli ha parlato anche di terrorismo: «L'atteggiamento corretto non è la paura, ma la

consapevolezza e la pretesa che gli apparati di sicurezza lavorino giorno e notte. Come a quelle 3 di mattina a Sesto San Giovanni. Lo schema è quello: controllo del territorio per far sì che i cittadini vivano la loro vita».

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