Andrea Fontana
Serranda alzata per un alimentari su quattro nella settimana centrale di agosto, quella appena passata. Aperture in proporzioni simili anche per bar e panetterie, mentre i ristoranti con le tavole apparecchiate sono stati addirittura più numerosi: uno su tre nellottava di Ferragosto.
Numeri che fanno sorridere lassessore al Commercio Roberto Predolin, che sbandiera le tabelle compilate dalla sezione Annonaria della Polizia municipale per ribadire che i milanesi rimasti sotto la Madonnina non sono stati dimenticati. «Basta guardare i dati per capire che anche in questa delicata fase gli esercenti hanno rispettato il patto con la città e hanno cercato di soddisfare al meglio le esigenze dei milanesi» commenta Predolin. Non la pensano così le associazioni dei consumatori per le quali, solo sfogliando la guida «Milano aperta dagosto», le percentuali dapertura intorno al 25% sono quantomeno improbabili. «I negozianti continuano a lamentarsi di essere in crisi, ma se fosse per loro i milanesi sarebbero morti di fame» esordisce il presidente del Codacons, Marco Maria Donzelli. Solo da oggi secondo il Codacons, la situazione inizierà a migliorare dopo una settimana in cui gli esercizi aperti, pescherie e drogherie in testa, si contavano sulle dita di una mano.
Le rilevazioni della Polizia municipale disegnano una mappa della Milano che lavora ad agosto in cui i supermercati, gli unici che si possono permettere unampia rotazione tra i dipendenti, hanno le porte sempre aperte. Gli alimentari, con il 26% al lavoro, si confermano ai livelli dello scorso anno, mentre sono calate le presenze degli operatori dei mercati comunali coperti. «Evidentemente - rincara la dose Donzelli - gli esercenti sono spesso pronti a piangere, ma quando potrebbero fare affari vista la chiusura di altri negozi, vanno in ferie».
Tesi rifiutata dal numero uno dellEpam, lassociazione degli esercizi pubblici milanesi. «Le chiusure non sono proporzionate rispetto ai cittadini rimasti in città - spiega Lino Stoppani -, ma chi ha tenuto la serranda alzata non ha certo avuto punte elevate di lavoro». Come dire, quelli che rimangono non fanno certo affari doro e non tutti si possono permettere di sostenere i costi di agosto con la cassa pressoché vuota. «Se è un diritto irrinunciabile per il consumatore avere due settimane di ferie, non vedo perché non debba essere altrettanto per i commercianti - aggiunge il presidente dellEpam -: poi ogni negoziante fa i suoi conti ed è naturale chiudere quando è minore il danno per il fatturato».
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