Nel ristorante dei politici i tavoli restano tutti vuoti

Ore 13 da Berti, il ristorante di via Algarotti tra i più amati dai politici lombardi. I tavoli occupati sono pochi. Sulla porta il proprietario sconsolato che si fuma una sigaretta. «Non ci viene più nessuno» spiega Gigi Rota. «Da settimane sempre meno, oggi nessuno. Ogni tanto il martedì dopo giunta o consiglio regionale ma si contano sulle dita delle mani». Alla domanda se qualcuno di loro, assessori o consiglieri regionali pagasse con i propri soldi o con la carta di credito della Regione, la risposta è semplice: «No, mai. Gli assessori pagavano con la carta di credito di Regione Lombardia mentre i consiglieri facevano mandare le fatture al consiglio regionale che poi saldava i conti. Ogni tanto qualcuno metteva mano al portafoglio. Soprattutto quelli dii sinistra». E qui che Nicoli Cristiani riusciva a spendere fino a tremila euro per i suoi pranzi a base di insalatone e primi. Pranzi che regolarmente saldava il consiglio regionale. E sempre da Berti una decina di giorni fa si è presentata pure la Guardia di finanza che ha chiesto e ottenuto le fatture trasmesse in Regione. Mercoledì invece si è recata in consiglio regionale probabilemnte per incrociare i dati. Gli avvisi di garanzia a Davide Boni, Massimo Buscemi e Franco Nicoli Cristiani per truffa e peculato si inseriscono nel filone dei rimborsi per pranzi e cene che, secondo la Procura, sarebbero stati gonfiati o falsificati. Ma ancor prima degli avvisi di garanzia evidentemente consiglieri e assessori han deciso di risparmiare e come d'incanto il ristorante già frequentato da Bettino Craxi ai tempi della Milano da Bere si è svuotato. A pochi passi dal nuovo palazzo della Regione, non era difficile incrociare tutti gli assessori della giunta Formigoni. A volte anche il presidente si attovagliava con i suoi ospiti. In realtà il Celeste faceva brevi apparizioni mentre per i consiglieri e gli assessori di centrodestra era diventato un must, un atto di celebrità sedersi ai tavoli Da Berti. Come venissero giustificati i risotti mantecati e gli ossi buchi non è chiaro. Certo è che per spese di rappresentanza difficilmente si può contemplare la tavolata di assessori e consiglieri, almeno stando ai regolamenti per i rimborsi. Tanto meno inviti a pranzo per collaboratori e segretarie. Ma chi ha frequentato Da Berti si ricorda che era questa l'immagine più ricorrente. Stesso destino per «A'Riccione», ristorante di via Taramelli non lontano dal Pirellone. Fuori nessuna auto blu con autista, dentro qualche turista e uomini d'affari. Nessun politico, neppure nella saletta riservata che i proprietari concedevano di buon grado a numerosi assessori di Formigoni.

Anche «A'Riccione» serpeggia il malcontento: «Prima erano a fare la fila per sedersi e mangiare il nostro pesce - spiega una delle cameriere - ora è già tanto se ne vediamo uno o due. E al momento del conto pagano in contanti. Forse è la sindrome Fiorito».
MBR

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