«Non ho mai ricevuto richieste di denaro, nessuno mi ha mai minacciato, non ho debitori che avanzano denaro». Luca Tagliabue, milanese, titolare del locale «Sud», il ristorante etnico di via Solferino 33 (luogo in cui domenica notte è stato piazzato lordigno trovato inesploso) ci tiene a precisare che la pista dellestorsione, battuta dalle forze dellordine e rimbalzata sui giornali, ha poco a che vedere con il suo locale, trovatosi per caso nellocchio del ciclone. «Ho fatto fatica a tirare su quel posto e so che chi non ci conosce potrebbe fraintendere, ma noi con lIslam, lintegralismo e altro non abbiamo nulla a che fare», spiega Tagliabue. Da cosa può nascere lequivoco? «Be, è vero che prima del nostro arrivo esisteva questo posto che si chiamava Fondaco dei Mori. Era composto di due strutture, un ristorante e una sorta di biblioteca dove si trovava un gruppo di islamici, una specie di associazione culturale islamica. La Etfin, la società di cui era amministratrice e socia una signora somala, Shugri Schutz, ci ha ceduto la sua quota. Il marito, svizzero, si dichiarava islamico e credo che fosse proprio lui il patron dellassociazione di musulmani che si trovavano in quel posto». Lattentato di matrice islamica potrebbe essere quindi una pista plausibile? «A questo punto - aggiunge Tagliabue - io sono quasi certo che fossero loro lobiettivo e non il mio locale. Tra laltro, a sentire coloro che avevano a che fare con Alì Federico Schutz, questo signore svizzero convertito allIslam, non credo che avesse molti fan».
Al di là di speculazioni e supposizioni, insomma, Luca Tagliabue e il suo ristorante afro-caraibico sperano di tornare presto alla normalità: «La nostra è una clientela selezionata e non come hanno detto molti un ritrovo di immigrati. L80% dei nostri clienti sono milanesi o turisti, poi è chiaro che ci sono persone che arrivano da ogni parte del mondo e per noi sono ben accette».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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