Notte in ambulanza a Milano "Soccorriamo solo stranieri"

Prima chiamata? Un'aggressione in via Sammartini Poi la corsa alla Mangiagalli e al pediatrico De Marchi

Notte in ambulanza a Milano "Soccorriamo solo stranieri"

«Ancor più che in ambulanza, devi andare a vedere i pronto soccorso: lì ormai sono tutti immigrati. E si lamentano, urlano, non aspettano il turno». A parlare è Giuseppe, 50 anni di servizio in ambulanza e oggi volontario in ambulatorio. Sono quasi le 23 all'esterno della sede di via Vettabbia 4 della Croce Bianca, e manca poco al cambio di turno: dalle 23.30 alle 6 di mattina, infatti, inizia la notte, equipaggi due ambulanze con quattro volontari ciascuna, di cui tre uomini e una donna. L'età massima per prestare soccorso sono 70 anni, e si può accedere allo svolgimento del servizio dopo aver seguito il corso di formazione con Areu, l'Azienda regionale emergenza urgenza nata il 2 aprile 2008 per garantire il soccorso sanitario di emergenza extraospedaliera e coordinare le attività trasfusionali come il trasporto di equipe di trapianto, di persone e di organi.

Aspettando il ritorno delle due ambulanze, il clima tra i volontari è disteso: si chiacchiera intorno a una fetta di torta di mele arrivata in regalo e anche Elisa e Giulia, 22 e 28 anni, le due mascotte in mezzo a sei compagni di viaggio e avventura, sono tranquille: «Ho iniziato 3 anni fa dice Elisa - e svolgo servizio una notte ogni 10 giorni. Una volta sono stata picchiata da un tossico che era in astinenza e chiedeva soldi alle persone in mezzo alla strada, e più il tempo passa meno si può dire di fare una pausa tra un intervento e l'altro». Il ritmo dei soccorsi notturni si è molto intensificato, «dal 2011 non faccio una sola notte senza servizi», «in un weekend a Milano non ci siamo mai fermati, siamo usciti 14 volte». Però «siamo in grado di seguire tutte le emergenze» aggiungono sempre i volontari.

Si è detto che il servizio sanitario deve devolvere la maggior parte delle proprie risorse per prestare soccorso a persone straniere senza permesso di soggiorno che non contribuiscono pagando la mutua. E questa notte gli interventi sono tutti per soccorrere stranieri: la prima chiamata è un'aggressione dietro alla Stazione Centrale, via Sammartini angolo via Tonale. Due rom hanno assalito un cinese, nato in Olanda e residente in Italia regolarmente. Hanno cercato di rubargli il cellulare e davanti alle sue difese lo hanno malmenato al volto e alla spalla. Una crocchia di testimoni sosta davanti all'ambulanza e alla volante della Polizia: «Abbiamo visto che quando i rom hanno cercato di rubargli il cellulare lui l'ha tenuto, quindi l'hanno menato».

La Croce Bianca riparte verso il pronto soccorso del Fatebenefratelli, e una volta arrivata si apre la realtà delle sale d'attesa ospedaliere: a parte una coppia di italiani, gli altri sono per lo più arabi, più una ragazza cinese. Di corsa entrano due genitori con un bimbo in braccio, ecuadoregni, mentre su una barella viene portato un altro giovane, nordafricano, disteso a pancia in giù: «Una rissa, si sono accoltellati» dicono dopo. Il cinese aggredito viene lasciato al pronto soccorso, e subito arriva un'altra chiamata: l'ambulanza accende le sirene e corre verso via Besana, questa volta è un parto. Una corsa mozzafiato per le vie di Milano, il bambino che sta per nascere non è italiano, ma filippino: si lascia la madre partoriente alla Mangiagalli in via Commenda («caso anomalo perché ha 30 anni ed è il primo figlio, solitamente sono più giovani») e via verso i Navigli.

Un giovane inglese «stava bloccato per terra sdraiato, dormiva» dicono i tre italiani che vedendolo hanno chiamato i soccorsi: una volta svegliato ha cominciato a delirare, cantava e non riusciva ad essere padrone dei suoi movimenti. «Secondo noi è anche drogato» dicono sempre i suoi soccorritori. Viene portato al pronto soccorso del San Paolo in via San Virgilio dove, in un'altra sala d'attesa gremita di stranieri si incontra un italiano spaesato: vorrebbe avere informazioni sulle condizioni di suo figlio (2 settimane) che è con la madre in pronto soccorso, ma da ore non riceve notizie. A proposito di bambini, come ultima tappa si lascia l'ambulanza (che è chiamata subito all'uscita del San Paolo per un infarto in via Morgantini, non si conosce ancora la nazionalità del malato) e con la macchina di servizio si torna in via Commenda, questa volta al pronto soccorso pediatrico De Marchi: anche i bimbi in attesa di cure sono principalmente stranieri.

Davanti a tutti questi genitori con i loro piccoli in lacrime o addormentati alle 3 del mattino in un ospedale, appare che molte cose stanno cambiando in Europa, e l'Italia non può essere lasciata sola nella sua operazione di aiuto e assistenza.

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