Cronaca locale

Nuovo hotel "disperazione" dove nessuno vuole entrare

L'ex albergo è una discarica, ci vivono e bivaccano decine di "fantasmi". I residenti lanciano l'allarme

Nuovo hotel "disperazione" dove nessuno vuole entrare

Il nome - «Pasteur» -, prima residence e poi hotel, fa ancora la sua figura. Chiuso da oltre tre anni e mezzo, rivenduto e quindi lasciato al suo destino, l'albergo 4 stelle di via Guido Guinizelli 22, nell'omonima zona milanese da cui prende il nome, figura ancora su siti come Trivago, Expedia e Tripadvisor. Nel quartiere fino a poco tempo fa i residenti si sono limitati a lanciare alla costruzione sguardi tra lo stranito e il desolato, dopo che i nuovi proprietari - privati di cui al momento nessuno nella via conosce il nome - dopo aver acquistato altri edifici tra via Crespi e via dei Transiti, avevano promesso più e più volte, secondo i soliti «ben informati», di ristrutturarlo. Un anno fa. Sei mesi fa. L'ultima data, l'altroieri, è stata puntualmente ignorata.

Non si tratta, però, solo di attese disilluse. O di persone, un tempo fiere di abitare in un quartiere multietnico e ora costrette a dichiarare senza mezze misure «non sono mai stato razzista ma lo sto diventando». In questa zona la gente è abituata a ben altro. Dieci anni fa, insieme al sindaco Letizia Moratti, al vicesindaco Riccardo De Corato e all'allora consigliere comunale ed europarlamentare della Lega Nord Matteo Salvini, i cittadini marciarono in massa lungo viale Monza con le fiaccole per protestare contro lo spaccio e il degrado, una presa di coraggio che portò, tra le altre, all'istituzione del commissariato «Villa San Giovanni».

«Le cose cambiarono, notammo un deciso miglioramento del degrado in cui era piombata la zona. E soprattutto ci fu chiaro, dopo tanto tempo, che l'amministrazione comunale teneva anche a noi, che non ci lasciava soli» spiega uno dei fondatori del comitato di zona dal nome perentorio «Sicurezza e legalità».

Ora, oltre ai sudamericani intrallazzati con lo spaccio e i condomini che pullulano di stranieri pronti a «offrire» la loro protezione a chi non fiata sui loro loschi traffici, a preoccupare la gente è proprio l'hotel Pasteur. Una costruzione che a tutti gli effetti si può definire ormai dismessa senza il pericolo di offendere chicchessia. E intorno alla quale qualcosa, negli ultimi tempi, ha cominciato a muoversi. Ma non nel verso giusto.

«Tutto è iniziato a marzo, quando abbiamo notato la tapparella aperta in una finestra del secondo piano - spiega, concludendo, un'altra residente -. Qualche tempo dopo, una domenica di ritorno dalla messa, ho visto un uomo entrare al primo piano, passando attraverso il cancello del giardino. Quindi, mentre nei giorni successivi, i rifiuti e la sporcizia si ammassavano lasciando intuire la presenza di decine di persone, a lasciarci stupiti tutti quanti in zona sono stati i materassi dell'hotel. Prima ammassati in pile nella hall e visibili attraverso l'ingresso a vetri, da un giorno all'altro erano stati spostati contro le stesse porte affinché dall'esterno non si potesse guardare dentro».

Con altri vicini la signora in questione si è recata al commissariato di zona. «La polizia ci ha quasi riso in faccia: La proprietà è privata e non possiamo farci nulla. E poi i problemi seri sono altri ci hanno detto congedandoci in fretta mentre noi chiedevamo che almeno loro, rintracciassero la proprietà invitandola a iniziare i lavori di ristrutturazione dell'ex hotel Pasteur. Le successive mail mandate al questore Cardona, al sindaco Sala e al prefetto Lamorgese - conclude la signora - sono rimaste lettera morta».

Cosa preoccupa esattamente i cittadini, oltre all'occupazione abusiva? «Quando l'albergo venne chiuso tolsero tutti i water e i lavandini...Cosa ci sarà là dentro ora che ci dormono decine di persone? - si chiedono la maggior parte dei residenti - E cosa potrebbe succedere qualora, all'arrivo dell'inverno, qualcuno decidesse di accendere un bel fuoco nei locali dell'ex hotel?».

Chissà che guardando il problema in quest'ottica qualcuno non inizi a considerare l'occupazione del Pasteur un «problema serio».

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