Gianni Verga è l'unico che può vantare un incarico da assessore in Comune, Provincia e Regione. Con la giunta Albertini ha avviato i progetti di City Life, Porta Nuova e Porta Vittoria e da poche settimane è presidente del Collegio degli Ingegneri e Architetti, il più antico sodalizio meneghino. Fondato nel 1563, si schiera per la candidatura all'Olimpiade invernali 2026.
Presidente pensa che l'Olimpiade potrebbe essere una seconda Expo?
«Naturalmente si tratta di due eventi diversi perché le Olimpiadi non durano sei mesi, ma sì: sono grandi eventi che concentrano i riflettori del mondo su un luogo come abbiamo appena visto con i mondiali di calcio; tra l'altro Milano si era già candidata due volte per le Olimpiadi, una negli anni Ottanta con il sindaco Tognoli e una seconda con la giunta Albertini quando avevo avanzato una prima ipotesi su dove costruire gli impianti necessari».
Pensa che una città come Milano sia in grado di ospitare quelle invernali?
«Sì, c'è già il precedente di Torino che le ha organizzate in modo egregio. Inoltre Milano ha la grande tradizione del pattinaggio con la squadra dei Diavoli e dal palazzo del ghiaccio sono passati tanti milanesi. La città ha uno storico rapporto con la neve che arriva alle montagne e si parla anche di un collegamento con la Svizzera per questa occasione. Non a caso ha il club alpino più numeroso».
C'è chi in relazione ai grandi eventi teme i problemi di bilancio, pensa che ci sia questo rischio?
«Purtroppo è un problema che si è concretizzato in molti casi e non solo in Italia, ma per evitarlo bisogna pensare prima a come utilizzare ciò che già c'è e a sfruttare queste occasioni per sistemare l'esistente: penso all'area del quartiere Santa Giulia che diventerà una possibilità anche per gli eventi che oggi si tengono a San Siro, uno stadio con il problema del rumore che disturba i residenti e che oltre tutto non è coperto».
Quali sono le strutture e i luoghi che potrebbero essere i punti di forza di questa manifestazione?
«Ci sono i campi di ghiaccio come quello di via dei Ciclamini, senza dimenticare che oggi si possono costruire delle installazioni provvisorie: una gara di fondo nel Parco Sempione e nel Castello Sforzesco aggiungerebbe spettacolarità a spettacolarità, tra l'altro se passasse l'idea di Milano capofila abbiamo tutto l'arco alpino da sfruttare»
Quanto è importante ottenere l'assegnazione?
«Con Expo si è arrivati a un livello di eccellenza per la nostra immagine nel mondo, ora bisogna rimanerci e non è facile: l'occasione sfumata dell'Ema ha portato a un abbassamento del rating, ma organizzare le Olimpiadi ci rimetterebbe in corsa. Non dimentichiamoci tra l'altro che nei prossimi anni si realizzerà la Brexit e i grandi gruppi anche finanziari spesso se non possono scegliere Londra, preferiscono Milano».
Come vede la Milano dei prossimi anni?
«Nel 2006 dissi che oltre i 10 milioni di metri quadrati appena mandati in attuazione, ne esistevano molti altri: ci sono tutti i quartieri popolari da riscattare, non solo dal punto di vista edilizio, ma anche da quello sociale perché ora sono monouso e per uno solo ceto; poi ci sono gli ospedali da rifare come il San Paolo e il San Carlo e uno nuovo da costruire lungo la M4; il sistema universitario di eccellenza che ha problemi di sovraffollamento e di riorganizzazione senza contare le suggestioni».
Un esempio?
«Se si cominciasse a ragionare di qualche nuova linea metropolitana sul percorso delle tangenziali esterne, si potrebbero rimuovere la gran parte dei percorsi dei tram nel traffico cittadino e con loro le rimesse tranviarie, decine di migliaia di metri quadrati destinabili a servizi e a residenziale».
A proposito di grandi opere, cosa pensa della riapertura dei Navigli?
«Il tema è molto delicato e non voglio dare giudizi finché non avrò studiato il progetto, ma posso dire che contemporaneamente si potrebbero riqualificare gli oltre cento chilometri di Navigli che scorrono da Turbigo a Pavia, un'operazione attuabile a costo zero se si desse l'opportunità di trasformare l'esistente nelle parti già edificate potrebbe essere un fiore all'occhiello della città metropolitana».
Quale consiglio darebbe al sindaco Sala per ottenere le olimpiadi invernali?
«Il primo è di
sfruttare i legami costruiti con Expo, ma su questo non ho nulla da insegnargli; aggiungerei di prepararsi adeguatamente per arrivare preparati e non ridursi all'ultimo minuto, trovandosi poi con l'acqua alla gola come con Expo».
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