«La mia vicenda si sta concludendo solo da punto di vista in investigativo. Lunedì mattina in giardino i carabinieri tiravano le somme sulle risultanze delle analisi balistiche. La mia vita e quella delle famiglie dei miei due figli, invece, non sarà mai più quella di prima. Non pensi che esageri, ma per noi è come Parigi. Solo che è successo dentro casa nostra»
Il telefono di Francesco Sicignano continua a squillare da martedì sera. Da quando un giornalista gli ha comunicato che una vicenda molto simile a quella che aveva vissuto lui, il 20 ottobre scorso - uccidendo un ladro albanese entrato a casa sua, una villetta a Vaprio d'Adda - era capitata a casa di un gioielliere a Lucino di Rodano, sempre nel Milanese. E da quel momento lui, che si era appisolato da appena un'oretta, non si è più riaddormentato. Mentre gli parliamo sta tornando in treno da Roma per lavoro.
Come va?
«Beh, la pensione la prenderò tra sette mesi, per ora non ho un reddito e il denaro, 12mila euro, che mi è servito per mettere le inferriate a tutta la casa, me lo sono fatto prestare. Del resto...».
Del resto cosa?
«Ma non faccia finta di non capire! Così non si poteva continuare a vivere! Ogniqualvolta dovevo andare a prendere una cassa d'acqua al piano di sotto, mia moglie chiudeva la porta, dovevo citofonare e farmi riaprire. Mio nipote 13enne dobbiamo accompagnarlo a scuola altrimenti non esce di casa. E poi non sai mai chi c'è dall'altra parte, fuori dalla tua camera da letto. Il lavoro per cui sono andato a Roma l'ho iniziato lo scorso anno e spero che il ricavato mi darà le risorse per pagare il debito delle inferriate. La gente vede la villa e pensa quello è ricco. La realtà di quello che succede tra le mura di casa tua la sai solo tu».
Vuol dire che dopo quello che è accaduto si è sentito abbandonato?
«Guardi, tutti i giorni si parla di me. Ho anche intenzione di candidarmi in consiglio comunale a Milano. Non mi sento abbandonato, ma dopo quanto è accaduto, non è cambiato nulla. Se avessimo un governo serio farebbe un decreto legge per inasprire le pene in casi di violazione della proprietà in 48 ore, com'è già accaduto quando serviva. E invece continuiamo tutti a vivere nella paura. Mi creda: i nostri politici persistono nel sottovalutare quel che sta succedendo».
L'avvocato del ragazzo albanese che lei ha ucciso ha chiesto al console albanese a Milano un risarcimento delle spese legali...
«E lo sa cosa ha risposto il console, negando il contributo? Noi siamo un paese serio, cioè non paghiamo per gli assassini. Ed è vero, loro sono seri. Qui, se non stiamo attenti, in fatti analoghi, ci tocca pagare i danni alle famiglie delle vittime».
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