Più intensità delle luci «led» in parchi e vie pericolose

L'idea dell'assessore Rozza per le zone critiche: «Possiamo spendere un po' di più per la sicurezza»

Alberto Giannoni

Più luce a Milano in funzione anti-degrado. Più luce nei parchi e nelle vie pericolose, per garantire sicurezza ai cittadini. L'assessore Carmela Rozza, impegnata nel suo tour di incontri fra i nove municipi della città, ha annunciato l'intenzione di aumentare l'intensità dell'illuminazione pubblica nelle zone a rischio.

«Stiamo valutando la possibilità di intensificare la luminosità soprattutto nei parchi e nelle zone critiche della città - conferma Rozza - visto che non occorre cambiare le luci, tecnicamente è una cosa facile da realizzare. Chiederemo una valutazione sul costo ad A2a. Certamente ritengo che, anche di fronte a un costo maggiore, possiamo andare in questa direzione spendendo qualcosa in più, perché la sicurezza per noi è molto importante».

Anche il sindaco, Beppe Sala, è al corrente di questa soluzione, che dovrebbe avere il via libera a breve anche perché, a giudicare dalle prime valutazioni, non inciderà troppo sui costi.

Il passaggio agli impianti led era stato annunciato due anni fa e completato l'anno scorso. La decisione di passare alla nuova tecnologia - Milano è stata la prima grande città italiana a farlo - è stata motivata da ragioni economiche: l'investimento iniziale per cambiare i 140mila punti luce della città era stato calcolato in 38 milioni di euro, con un risparmio di 10 milioni euro (sui 42 della bolletta elettrica 2015) per poi arrivare a un costo complessivo dell'illuminazione pubblica di 29 milioni annui (-31 per cento) a partire dall'anno in corso.

L'operazione era stata contestata da più parti per l'impatto sulla sicurezza: il buio è uno dei maggiori alleati delle piccole e grandi attività illecite, mentre l'illuminazione è un deterrente importante e un alleato delle attività di repressione del crimine e controllo del territorio.

L'assessore alla Sicurezza ha accennato a questa operazione nel corso dell'ultima assemblea con residenti e comitati di zona 5, nel centro civico di via Tibaldi. C'erano circa cento persone, all'assemblea con l'assessore comunale e il presidente di municipio Alessandro Bramati. Una ventina gli interventi. Sono emersi problemi già noti e altri inaspettati. In via Selvanesco, per esempio, una cittadina ha segnalato problemi di sicurezza dei pedoni, ma i consiglieri municipali sottolineano anche problemi con i rifiuti, abbandonati o bruciati, e il degrado in genere. Viale Bligny 42 resta un «fortino» in mano a spaccio e degrado. Ma anche via Gola ormai è uno dei punti più insicuri di Milano: «Un buco nero da risolvere - ha ammesso l'assessore - una cosa su cui non mollerò». Anche in zona 5 l'assessore ha potuto toccare con mano le preoccupazioni dei cittadini: «Se voi diventate sceriffi - ha detto - vuol dire che lo stato e l'amministrazione hanno fallito. Non voglio che diventiate sceriffi».

Nel parco di via San Dionigi e in via Jan Palach - zona peraltro di pregio - il problema è la convivenza con gruppi di «latinos» dediti a grigliate e «feste». Anche in via Donna Prassede si parla di insicurezza. Terra di nessuno un ex deposito di autobus in via De Sanctis e una ex scuola in piazzale Abbiategrasso: abusivi, degrado, traffici di ogni tipo.

Degrado e lamentele anche in viale Ortles e nel quartiere Torretta. Una grande situazione di abusivismo e degrado si è presentata in via Antegnani, ma il Comune ha approvato il progetto per bonificare le palazzine abbandonate realizzando un'area residenziale.

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