Più investimenti, meno fughe Lombardia: attrattività record

La regione attira 4 operazioni su dieci dirette in Italia. E ora aumentano i casi di aziende in mani lombarde

Più investimenti, meno fughe Lombardia: attrattività record

Gli investimenti crescono, le delocalizzazioni calano e cominciano a moltiplicarsi i casi di aziende che passano (o tornano) in mani lombarde.

Segnali incoraggianti per la Lombardia, che arrivano in un momento di serie preoccupazioni sulle prospettive della ripresa, minacciata dall'aumento dei costi di energia e materie prime. La capacità di ripresa del sistema industriale ieri è stato confermato anche dal «Booklet economia» di Assolombarda: «Dopo un 2021 in cui la crescita della Lombardia ha battuto ogni previsione e le stime più recenti di Prometeia si attestano al +6,6% - si legge - per il 2022 si prevede una risalita ulteriore del +4% che, se confermata, permetterà un pieno ritorno sui livelli del 2019». «Ma negli ultimi mesi - proseguono gli industriali - il caro energia, la tensione sul reperimento delle materie prime e l'aumento dell'inflazione pesano sulla crescita globale rendendola meno dinamica».

Le incognite pesano, ma le potenzialità delle imprese emergono nettamente nei dati che in questi giorni vengono esaminati a Palazzo Lombardia. Secondo i numeri di «Fdi Markets» del Financial Times la Lombardia nell'ultimo quadriennio è stata al centro di 328 intenzioni di investimento. Nel 2021 sono state 100, e risultano non solo in aumento rispetto al 2020, ma anche rispetto al «pre-covid» (erano 88 nel 2019) con un giro d'affari totale di 7 miliardi di dollari e 22.500 posti di lavoro. Se si considera che le operazioni dirette all'Italia sono state 802, se ne deduce che la Lombardia ha attratto il 40% dei potenziali investimenti (alcuni finalizzati, altri no, altri in via di perfezionamento). Un numero di operazioni identico a quelle censite verso la regione di Francoforte sul Meno (con investimenti meno ingenti e meno posti di lavoro).

Il preoccupante fenomeno della delocalizzazione, invece, era già in calo. Uno studio del 2021 attestava che nel 2018 le imprese lombarde che avevano svolto almeno una parte dell'attività produttiva all'estero erano state 2.641 (1.030 con investimenti diretti, 1.644 tramite delocalizzazione e 33 in entrambe le modalità). Si confermava quindi una contrazione nella localizzazione all'estero delle attività produttive.

Segnale eloquente di vitalità del sistema produttivo, poi, sono le aziende che passano o tornano in mani lombarde. Almeno tre i casi recenti che vanno in questa direzione, diametralmente opposta rispetto all'acquisizione di marchi storici italiani da parte di stranieri. Tre settimane fa la Regione ha annunciato il salvataggio dei lavoratori e dell'azienda Timken del Bresciano, rilavata dal gruppo Camozzi: «L'esito positivo - è stato detto - è stato reso noto al termine del tavolo delle crisi aziendali presso il ministero dello Sviluppo economico. «Il lavoro di squadra premia sempre» hanno commentato soddisfatti gli assessori regionali allo Sviluppo economico Guido Guidesi e alla Formazione e Lavoro Melania Rizzoli, ringraziando «tutti gli attori coinvolti a partire dal Mise, in particolare del Ministro Giancarlo Giorgetti e Confindustria Brescia, che ha guidato una efficace mobilitazione sul territorio».

E questa «triangolazione» con il

territorio - da un lato - e il governo dall'altro, sarà uno degli strumenti su cui intende puntare la Regione, mentre si appresta ad aprire un nuovo fronte di lavoro, molto intenso, proprio sull'attrattività della Lombardia.

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