A Pisapia piace la tassa: "Giusto il prelievo anche sulla prima casa"

Il sindaco ripete: "Non mi candido".» Ma adesso rilancia sulla Tasi: "Serve al Comune, però graduale"

A Pisapia piace la tassa: "Giusto il prelievo anche sulla prima casa"

«Io l'anti-Renzi? Non lo sono e non lo voglio essere». Così dice e ribadisce Giuliano Pisapia. Ma a Ballarò martedi sera il sindaco marca nettamente le differenze con il premier del Pd. Intanto sul piano politico. Non vorrà diventare il leader di una coalizione di sinistra, ma puntualizza: «Io ho una visione diversa da Renzi, lui crede nel bipartitismo, il Pd e un altro partito, e la legge elettorale va in questa direzione, io in un centrosinistra unito che si confronti con un centrodestra, unito o diviso. Credo ci vogliamo alleanze». E soprattutto boccia l'abolizione tout court della tassa sulla prima casa, «c'è l'impegno preciso del governo di restituire ai Comuni la somma della Tasi prima casa e Imu agricola, o andremmo tutti in bancarotta», ma «io farei una gradualità, chi ha un reddito basso non paga e chi ce l'ha alto paga in maniera proporzionale». Per un sindaco che in 4 anni di mandato ha vinto il record delle stangate, tagliare le tasse continua ad essere troppo «di destra». Prima di lui tutti i milanesi non pagavano l'Irpef, a prescindere dal reddito. Pisapia non solo l'ha introdotto, ma il tetto dell'esenzione «gradualmente» si è abbassato a comprendere chi ha stipendi medio-bassi. Non si ricandiderà, lo ha ribadito in tv. Con Renzi d'altra parte ha avuto «un lungo colloquio alcuni mesi fa - riferisce - ma da parte sua non c'è nessun pressing. Credo, lo dice lui ma lo dicono anche i responsabili della coalizione a livello locale e nazionale, che vorrebbero insistere fino alla fine perché io cambiassi idea, ma ho preso un impegno e lo mantengo. Il mio compito ora è accompagnare altri su questo progetto. E a Milano ci saranno le primarie». Senza se e senza ma? La risposta in casa dem non è granitica. E ci crede pochissimo Rifondazione, tanto che martedì, dopo una riunione a tratti accesa durata dalle 18.30 a mezzanotte, ha deciso di rompere l'alleanza del 2011. Non parteciperà alle primarie ma alle prossime elezioni il Prc si presenterà con un proprio candidato e una lista unitaria della sinistra, «autonoma e alternativa al Pd». Ne faranno parte il movimento Possibile di Giuseppe Civati, l'Altra Europa con Tsipras e chi ci vorrà stare. Non si fanno nomi di papabili sindaci, ma in in lizza ci sarebbe pure Civati: «Non sono di lì, ma stanno facendo venire voglia di andare a dare un pò di fastidio» ha detto ieri. L'alleanza è aperta a Sel, che per ora a Milano resta saldo al Pd, ma «forse si smarcherà quando errà fuori il candidati vero di Renzi» profetizza il segretario provinciale Prc Matteo Prencipe. Che recita il de profundis del modello Pisapia, «è finito con la non ricandidatura». E il Pd di Renzi «è molto diverso da quello del 2011». Sulle primarie regna «troppa incertezza e aleatorietà». Rifondazione critica alla giunta Pisapia investimenti eccessivi sulle infrastrutture a scapito delle case popolari e i ritardi sulla sbilizzazione dei precari.

Ma garantisce la lealtà dei propri consiglieri, in Comune e nelle Zone, fino a fine mandato. Il segretario milanese del Pd non condivide una scelta «divisiva che sarà perdente, noi lavoriamo per allagare». Anche Luca Gibillini di Sel boccia i «compagni». Per ora.

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