Si sono incontrati giovedì sera davanti a una buona pizza al «Carmel», l'affollato ristorante kasher di via San Gimignano. Cinquantesette milanesi, cristiani, di fede ebraica ma anche molti laici, di destra e di sinistra. Tutti allegri e spensierati. Ma uniti da un obiettivo forte: stare insieme per qualche ora per parlare di Israele. Bandite del tutto discussioni politiche o religiose i partecipanti, in un clima di leggerezza, avevano un unico desiderio: sostenere i soldati israeliani che in quel Paese dilaniato da conflitti interminabili mettono a repentaglio la propria vita ogni giorno e da troppo tempo. E che attualmente - visti i problemi con Egitto, Siria e Turchia che si aggiungono a un antisemitismo sempre vivo - sono in servizio di leva permanente.
Non erano soli gli ospiti del Carmel. In contemporanea, con loro, sempre seduti al tavolo di un ristorante kasher e davanti a una bella pizza, c'erano altrettante persone (talvolta anche di più) a Roma, a Napoli, a Oristano, a Udine e, naturalmente, a Gerusalemme.
L'evento, non poteva chiamarsi che «Pizza for Israel». Tra canti e balli, bandiere, insalate e salse israeliane, solo a Milano sono stati raccolti oltre 300 euro. Che serviranno, insieme al denaro donato nelle altre città (oltre un migliaio di euro in tutto) a offrire, questa settimana, una pizza ai militari di stanza a Gerico.
Una pizza kasher costa circa 3 euro. E quindi con quel denaro potranno sedersi a tavola in allegria - e collegati in videoconferenza con l'Italia - almeno 400 militari. Visto il successo dell'iniziativa a breve è previsto un bis.PaFu
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