Una preghiera? Dopo le 18.30 si paga il biglietto

Ore 21 di venerdì 5 giugno. I portoni del Duomo di Milano sono ancora aperti, una visione giusta e gentile che in molti si augurano non essere passeggera. Una chiesa dovrebbe essere una casa accessibile, sempre. Ci sono ancora molti turisti che entrano con il biglietto, perché per vedere il Duomo non è mai troppo tardi, anzi le luci della sera ne addolciscono forme e colori, e la Cattedrale sembra sola e riservata pur in mezzo alla città. Un tempio di preghiera, reso più solitario dalla serata estiva.

Le guardie sul portone principale dicono: «I fedeli entrano solo dalla porta laterale. Qui è per i turisti che comperano il biglietto». Nulla di strano, se non fosse che all'entrata laterale le guardie specificano: «L'accesso per i fedeli dura fino alle 18.30. A quest'ora chi vuole andare in Duomo, paga». Oggi pregare costa in senso reale. Quando circa un mese fa ci furono polemiche per la decisione di mettere un biglietto di due euro per i visitatori che venivano da altre città e altri paesi, alcuni dissero che in fondo non era neppure errato che il Duomo, considerata la settima bellezza nel mondo, facesse quello che la Sagrada Familia a Barcellona, considerata la prima bellezza della Terra, fa da tempo.

La millenaria questione non è mai stata risolta: cosa bisogna dare a Cesare e cosa a Dio? Dio non vuole né oro né argento, ma a quale ora del giorno? Se c'è un'ora bella per pregare è proprio la notte, quando la recitazione di alcuni versi si confonde con il senso di poesia che il crepuscolo infonde.

E' stato triste andarsene venerdì senza entrare in Duomo, perché i fedeli dopo le 18.30 non era più contemplati. Ovvero non erano più con il tempio. E' stato triste, ma abbiamo fede che domani ci sarà un'altra preghiera.

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