Preso il boss al volante dell'auto pirata Due anni fa aveva dato la colpa al genero

Il venditore di rose cingalese era morto nell'incidente senza essere soccorso

Preso il boss al volante dell'auto pirata Due anni fa aveva dato la colpa al genero

Forse mirava a garantirsi il favore del futuro suocero. Oppure nutriva semplicemente una sana, comprensibile paura. Ventun anni sono comunque davvero pochi per assumersi la responsabilità di un incidente stradale mai commesso, nel caso specifico costato la vita a un venditore di rose cingalese 42enne, travolto a Cesano Boscone la notte tra il 29 e il 30 settembre 2017. Anche perché, mentendo, si finisce per commettere un altro reato. I carabinieri della compagnia di Corsico hanno lavorato sodo per due anni, senza mai mollare, insieme ai colleghi del Ris di Parma, fondamentali per arrivare dalle tracce trovate a bordo della Bmw coinvolta nell'investimento fino al profilo biologico del colpevole. E alla fine sono arrivati alla verità. Era un altro il pirata della strada che quella notte, dopo aver travolto quel poveretto, fece perdere le proprie tracce senza fermarsi e prestargli aiuto. Non proprio uno qualunque, soprattutto in un certo «habitat». Il 48enne accusato di omicidio stradale e omissione di soccorso e catturato l'altroieri all'anagrafe fa Carlo Zacco. Già pregiudicato per spaccio (e al momento dell'incidente appena scarcerato previo divieto, tra gli altri, di guidare) Zacco è figlio del più noto Nino, narcotrafficante (guarda caso pure lui) di origine sicula trapiantato a Cesano Boscone alla fine degli anni '70, ora 72enne, arrestato nel corso dell'ormai storica inchiesta «Duomo Connection».

Zacco nell'incidente si ferì gravemente al volto e fu costretto a subire un intervento di chirurgia estetica, fatto questo che ha complicato in questo lasso di tempo ancor di più la sua identificazione. Nel frattempo, concio del «paravento» fornitogli dal futuro genero addossatosi la colpa dell'incidente (e adesso finito pure lui in manette, ma con l'accusa di favoreggiamento personale), per evitare il carcere Carlo Zacco da quella notte si è trasformato in una sorta di fantasma: non ha più utilizzato un suo telefono cellulare, si è messo in viaggio esclusivamente a bordo di vetture noleggiate da altre persone, arrivando persino alla rinuncia di accompagnare la figlia all'altare il giorno del matrimonio.

Nel frattempo ai carabinieri - che si sono avvalsi del Ris ma non hanno potuto utilizzare le intercettazioni, non previste per il reato di omicidio stradale - non è rimasta che l'indagine «vecchia maniera», ovvero il monitoraggio stretto del nucleo familiare.

Solo in questo modo sono riusciti a sapere che Zacco sarebbe stato a Milano in questi giorni e ad arrestarlo. Quando lo hanno catturato, giovedì, il 48enne era insieme alla nuova compagna e a bordo di una delle tante auto noleggiate. Proprio a due passi dal carcere di San Vittore.

PaFu

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