La tensione sale ancora. Mentre si avvicina l'obbligo di «Green pass», in vista del prossimo fine settimana crescono i timori di nuovi disordini, dopo quelli di sabato anche a Milano. Ieri sono arrivate le prime sentenze due manifestanti al corteo: un 26enne è stato condannato per resistenza aggravata a 8 mesi per essersi rifiutato di farsi identificare e aver aggredito degli agenti. Un altro manifestante ha patteggiato, per la stessa fattispecie, una condanna a 6 mesi. E fino a questo momento sono quasi 200 le denunce presentate - da fine luglio a sabato - nei confronti dei partecipanti ai cortei «No green pass».
Per sabato sono annunciate nuove manifestazioni e intanto le autorità attendono - probabilmente già oggi - l'esito del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza che potrebbe decretare una stretta. Come autorevolmente confermato dal pm Alberto Nobili, capo dell'antiterrorismo milanese, le proteste hanno una matrice molto variegata politicamente, e questo rende ancor più difficoltosa l'opera di contenimento delle forze dell'ordine, che in queste settimane si sono trovate a fronteggiare un movimento praticamente «acefalo» e quindi proteste di piazza sempre diverse - se ne contano dodici - e sempre imprevedibili, anche come consistenza e dinamica.
Il Comitato «No green pass» ieri ha presentato in questura un preavviso di manifestazione. E contattato da un'agenzia di stampa, ha confermato la trasversalità della piazza. Inviato per posta elettronica, il preavviso parla della possibile partecipazione di «decine di migliaia di persone», indica il ritrovo in piazza Fontana - alle 17 di sabato - e pure un percorso: piazza Duomo, via Mazzini, via Larga, largo Augusto, via Visconti di Modrone, via Fatebenefratelli, fino all'Arco della Pace. E la conclusione immaginata di un simile (improbabile) percorso, sarebbe di fronte alla sede Rai in corso Sempione.
Lunedì, intanto, sono scesi in piazza Cobas e manifestanti di sinistra per lo sciopero proclamato dai sindacati di base, e a Milano anche un gruppetto di quei manifestanti ha contestato la Cgil, bersaglio dell'assalto romano di sabato, portato da elementi di estrema destra. Questo ha costretto a una precisazione i dirigenti di Rifondazione Comunista: «Il corteo dei sindacati di base è transitato davanti alla sede della Camera del Lavoro cantando Bella Ciao o gridando la parola antifascismo - hanno dichiarato Fabrizio Baggi e Matteo Prencipe, segretari regionali e provinciali del Prc - solo un gruppetto mentre scorreva il corteo ha cominciato a gridare insulti contro Landini e la Cgil. A due giorni dall'assalto fascista - hanno detto - un'espressione di demenza settaria ingiustificabile». Se si vede una bandiera del partito dunque è perché «la teneva in mano un nostro compagno, iscritto Cgil, che stava cercando di dissuadere questo gruppo».
Ma anche per un giornalista
come Gad Lerner, dichiaratamente di sinistra, «fa cascare le braccia la scelta dei Cobas che ieri sono andati davanti alla Camera del Lavoro di Milano gridando "i fascisti siete voi", "Landini servo" e altre simili amenità».
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