
Perfino San Paolo esorta a «gioire con chi gioisce», invita a rallegrarsi «con quelli che sono nella gioia», così come a «piangere con quelli che sono nel pianto». E il presidente del Pd in Regione Fabio Pizzul, certo non è a digiuno di Sacre scritture, anzi. Avrebbe potuto dunque rallegrarsi, quando due giorni fa è giunta la notizia dell'archiviazione sentenziata dal gip nell'inchiesta sui conti svizzeri di Attilio Fontana. Avrebbe potuto rallegrarsi, Pizzul, se il governatore lombardo e i suoi legali si dichiaravano «felici del provvedimento che onestamente era atteso».
Avrebbe potuto rallegrarsi come hanno i familiari di Fontana, i suoi amici, i suoi sostenitori e molti altri cittadini lombardi. O, almeno, avrebbe potuto astenersi dal commentare. Tacere. Il capogruppo del Pd, invece, ha deciso di rilasciare una dichiarazione: «Non c'è nulla di cui rallegrarsi per un'archiviazione dovuta al silenzio della Svizzera alla richiesta di rogatoria della Procura di Milano. Con questo esito si chiude un procedimento, ma ai lombardi viene negato il pieno accertamento della verità».
Una dichiarazione agghiacciante - con tutto il rispetto - perché contravviene non solo e non tanto all'esortazione paolina, ma ai principi elementari del garantismo e della civiltà giuridica e politica che non solo impongono di considerare innocente chiunque non sia dichiarato colpevole con sentenza passata in giudicato, ma suggeriscono di non confondere politica e giustizia e inducono a occuparsi con sobrietà e misura di indagini e questioni giudiziarie. In questa vicenda, gli stessi pm avevano chiesto l'archiviazione e il giudice preliminare ha accolto la richiesta andando oltre la ricostruzione della procura e dando atto che la difesa, di fronte al rifiuto svizzero di collaborare, si è attivata essa stessa per dimostrare la provenienza dei fondi.
L'esito negativo della rogatoria non è stato decisivo, anche perché gli atti bancari svizzeri sono stati chiesti, ottenuti e depositati dalla difesa che in questi mesi ha ricostruito nei
dettagli tutta la storia di quei risparmi. Il giudice ha definito «più che ragionevole» la spiegazione di Fontana. E se era ragionevole per un giudice italiano, poteva esserlo anche per il consigliere regionale Fabio Pizzul.