Sempre più duro mantenere Fido. I proprietari ora cercano aiuto

Quando la crisi arriva anche dentro il canile

Sempre più duro mantenere Fido. I proprietari ora cercano aiuto

Tutto cambia. Persino il modo di abbandonare i cani. E l'estate non c'entra nulla, purtroppo: se così fosse si tratterebbe di un periodo dell'anno limitato e ci sono già tante brave persone, professionisti o semplicemente gente comune che gestiscono associazioni, parchi e canili, provando a far fronte a questo fenomeno. È la crisi economica la vera causa di questa mutazione sociale: spesso il padrone dell'adorato quattrozampe non è più in grado di mantenerlo, anche quando l'animale ha tanto di pedigree, tatuaggio e microchip. E non solo se lo sfrattano di casa, evento in cui interviene l'ufficio protezione animali del Comune, occupandosi del ritiro dell'animale domestico anche quando il proprietario finisce in carcere, oppure è malato o addirittura muore. Succede molto prima.

«Io lo chiamo abbandono mascherato - spiega Edgar Mayer di “Diamoci la Zampa” e “Gaia, animali e ambiente”, due note associazioni milanesi -. In fondo a Milano i cani abbandonati in strada hanno sempre costituito una percentuale piuttosto irrilevante (come ci ha confermato anche la veterinaria Sonia Magistrelli del canile sanitario in via Aquila 82, ndr ) e la multa per chi viene colto sul fatto, 15mila euro, certo scoraggia il padrone stanco di quello che una volta era il suo migliore amico. Chi non riesce più a sostenere le spese per accudire un animale, comprargli da mangiare, curarlo quando è malato si rivolge alle associazioni. A volte s'inventa storie più o meno plausibili: racconta che ha cambiato casa e non c'è più posto, che i figli sono diventati allergici, la nonna ha paura. Ultimamente, però, ci sono state coppie che si sono raccontate, hanno avuto il coraggio di aprirsi: “Non abbiamo i soldi per fare la Tac o la risonanza al cane”».

«Non parlo di casi estremi come chi è stato sfrattato o deve dormire in macchina, ma, ad esempio, di chi è stato costretto, per la crisi, a chiudere un'attività che gestiva da anni o ha perso il lavoro in fabbrica - prosegue Mayer -. Si rivolgono direttamente a noi. Alle associazioni chiedono aiuto, sia per curare il cane sia per il suo sostentamento. E da una parte devo dire che è positivo: fino a 10 anni fa in Italia c'erano 150mila abbandoni, anche se sotto la Madonnina, ripeto, erano meno di 5mila. Ora il calo degli abbandoni di quel tipo è nettissimo: appena un migliaio di cani transita nel canile municipale di Milano e molti di loro si sono semplicemente persi. L'intervento delle associazioni, intanto, è aumentato del 50 per cento rispetto al passato».

E se la crisi è solo una scusa? «Lo capiamo subito - conclude Mayer -. Chi ama i cani rinuncia ad altro, non a un animale che è parte della famiglia».

Dopo che ci è stato offerto di occuparci di un alano arlecchino di 11 mesi diventato troppo costoso per la famiglia che lo possiede e che in questo momento non può proprio permettersi di mantenerlo, ci siamo rivolti per un parere su questo fenomeno anche a Sara D'Angelo, presidente di «Vita da cani onlus» un'associazione a tutela dei diritti degli animali che gestisce un parco canile ad Arese e un altro a Magnago.

«Aiutiamo chi si rivolge a noi con una concreta difficoltà ad affrontare spese veterinarie, di medicinali, esami importanti o interventi chirurgici troppo onerosi ma anche l'acquisto del cibo. Certo, come onlus auspichiamo l'arrivo di una vera e propria mutua per gli animali».

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