Boom di contagi e misure precauzionali, «dad» e supplenze. Come previsto, la riapertura dell'attività didattica nelle scuole ha coinciso con una situazione di «caos» che i dirigenti fanno sempre più fatica a governare, con un numero enorme di studenti e insegnanti contagiati, isolati o in quarantena.
Dai dati dell'ultimo report di monitoraggio sulla diffusione del Covid negli istituti del territorio, redatto settimanalmente dalla direzione Welfare della Regione, risulta che (al 16 gennaio) siano 5.415 le classi finite in quarantena nelle scuole della Lombardia (1.838 nel territorio della Ats di Milano), con 67.433 studenti a casa in Dad. In quarantena anche 3.320 operatori scolastici. Una situazione che rispecchia un trend di contagi in forte aumento «in quasi tutte le fasce d'età considerate».
Al decremento delle misure restrittive osservato nelle settimane precedenti, connesso ovviamente al periodo di chiusura per le vacanze natalizie, sta facendo seguito un incremento in tutti i cicli scolastici. Il trend dei contagi tra il 10 e il 16 gennaio è in aumento in quasi tutta la popolazione scolastica, in particolare tra i 3 e i 5 anni, e cala lievemente solo nella fascia 14-18.
«Sono giorni che vediamo questa situazione - commenta Matteo Loria, che guida l'Associazione nazionale presidi in Lombardia e dirige l'istituto superiore Caramuel Roncalli a Vigevano - il report fa riferimento a dati della settimana scorsa, e adesso è cambiata in peggio, i contatti stretti e i positivi continuano ad aumentare. E c'è un fatto di cui tener conto. Molti alunni non erano mai rientrati dalla festa, non sono stati in classe, adesso invece si comincia a risentire dell'effetto di coloro che si sono contagiati dopo, che a scuola sono stati almeno un giorno. Quelli non facevano scattare le misure, questi sì. Il numero della classi in dad sta aumentando, soprattutto nel primo ciclo, dove i bambini vaccinati sono meno». «Faccio l'esempio della mia scuola - prosegue Loria - ci sono 1.350 studenti e 243 sono quelli fra positivi e contatti stretti».
Dopo la riapertura delle scuole, in una settimana i casi sono cresciuti del 9,3%. Ma durante le vacanze di Natale, e dunque a scuole chiuse, nella settimana tra il 27 dicembre e il 2 gennaio l'incremento era stato addirittura del 165%. Quindi - fa notare qualcuno - non sono le classi il luogo «privilegiato» del contagio. «Condivido - ammette Loria - nel senso che dentro siamo tutti attentissimi alle misure di sicurezza, nessuno toglie le mascherine, si va ai servizi uno per volta, ma appena varcano il cancello? E i contagi fuori, poi li troviamo dentro».
Alla vigilia, Loria aveva previsto una situazione di caos che si è verificata. «Non ho cambiato certo idea - ammette - si sta avverando quello che temevo, e il numero crescerà ancora. Se stiamo scollinando il picco magari riusciamo a cavarcela senza chiudere tutto, noi stiamo lavorando mattina, pomeriggio e sera, per raccogliere segnalazioni a getto continuo, intervenire e dare risposte, anche sul fronte delle assenze e delle supplenze. Stiamo facendo questo, senza sosta, e forse perdendo di vista altro». «Il mio auspicio - conclude - è che si rivedano le norme perché ormai è un percorso a ostacoli».
La Regione, intanto, ha firmato un accordo con Ats, scuole medie ed elementari e con i pediatri di libera scelta. L'accordo prevede che i pediatri adottino una scuola e che siano presenti almeno tre ore settimanali consecutive negli istituti scolastici per effettuare tamponi e dare consulenze.
Inoltre i pediatri dovranno essere disponibili a effettuare tamponi nel loro ambulatorio o nei nostri centri massivi. «È un progetto importante per le famiglie che potranno trovare assistenza direttamente nelle scuole» ha annunciato la vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti.
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