Ma insomma, è o non è una tassa il ticket della Moratti? A rigore non lo è, come non è una tassa il «gratta e sosta» o il pedaggio autostradale. Semmai è una tariffa. Ma di queste sottili distinzioni semantiche il milanese se ne frega, sa solo che si tratta di qualcosa in più da pagare. E neppure a fronte di un servizio ma di un eventuale minore inquinamento dellaria. Tuttavia, se la gente lo percepisce come una nuova tassa, come sostiene Tiziana Maiolo, forse cè stato qualche problema di comunicazione; forse questa tormentata iniziativa non è stata spiegata bene. Fu Albertini a parlare per primo di ticket, ispirato dal sinistrissimo sindaco di Londra, Ken Livingstone, detto Ken «il rosso». Ma quella era una «congestion charge», cioè un onere contro il traffico, da pagarsi per entrare a Milano, alla vecchia cinta daziaria, la circornvallazione esterna. Obiettivo: ridurre il numero di vetture, da 800mila a 600mila, che entrano quotidianamente in città. La sola ipotesi fu bocciata anche allinterno della maggioranza e non se ne fece nulla. Fu ripresa però nel programma della Moratti e poi fra le prime iniziative della sua giunta. Stessa pessima accoglienza, soprattutto dagli automobilisti dellhinterland, destinati a pagare per entrare a Milano. Si ripiegò quindi, dopo un anno, su unipotesi meno ambiziosa e radicale: una «pollution charge», per combattere, cioè, non tanto il traffico quanto linquinamento e in unarea più limitata, la cerchia dei bastioni.
Risultato: se con la prima ipotesi («congestion charge» Albertini-Moratti) a pagare erano gli automobilisti provenienti da fuori Milano, con questa («pollution charge» Moratti) pagano anche e soprattutto i milanesi. Dunque perché meravigliarsi - tassa o non tassa - di unaccoglienza tanto ostile? Tiziana Maiolo, se non altro, ha avuto il merito, la franchezza e il coraggio di rappresentare questa ostilità.Quel ticket che ricorda tanto una tassa
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