Raffaello-Bramante Sotto l'Albero c'è il Rinascimento

La «Madonna Esterhazy» in Sala Alessi. A Brera, in mostra il maestro di Urbino

Raffaello-Bramante Sotto l'Albero c'è il Rinascimento

Raffaello e Bramante Milano, e la programmazione culturale natalizia a Milano vira tutta sul Rinascimento, quasi per anticipare l'atmosfera della grande mostra su Leonardo che inaugurerà con Expo. E Leonardo, in fondo, è il personaggio che aleggia su entrambe le mostre in apertura questa settimana. La prima vede l'arrivo a Palazzo Marino della «Madonna Esterhazy», un toccante incompiuto di Raffaello, realizzato intorno al 1508 e conservato nel Museo delle Belle Arti di Budapest (Szépmuvészeti Múzeum): dal 3 dicembre all'11 gennaio sarà visibile gratuitamente, tutti i giorni, dalle 9.30 alle 20 in Sala Alessi, secondo una ormai consolidata tradizione (ma va detto che quest'anno cambia lo sponsor: il sodalizio Eni-Lovre è stato sostituito da un progetto del comune con Intesa San Paolo e la Rinascente, per la curatela di Stefano Zuffi). Tela incompiuta perché Raffaello dovette correre da papa Giulio II della Rovere e lasciare Firenze – dove aveva appreso la lezione di Leonardo – la Madonna Esterhazy è di poco successiva allo «Sposalizio della Vergine» esposto a Brera e di poco precedente al «Cartone per la Scuola di Atene» dell'Ambrosiana.

Il dipinto ha però una storia travagliata: dopo essere girato di mano in mano ai collezionisti più importanti dell'700, compresa la madre dell'Imperatrice Maria Teresa d'Austria, arrivò al museo nazionale ungherese e trent'anni fa fu clamorosamente rubato e poi ritrovato in un convento greco, dove era stato nascosto da un collezionista con pochi scrupoli. Ora la delicata Madonna raffaellesca arriva a Milano ma non sarà sola: la mostra le mette in dialogo e confronto con la «Vergine delle rocce» attribuita a Francesco Melzi, conservata dalle Orsoline di via Lanzone e ritenuta la migliore versione della celeberrima pala di Leonardo esposta al Louvre. Accanto a loro, la «Madonna della rosa» di Giovanni Antonio Boltraffio, conservata al Poldi Pezzoli e tra i massimi esempi di leonardeschi lombardi. La «lezione leonardesca» e la complessità della stagione rinascimentale italiana, un continuo rimando tra Centro e Nord Italia, è il fil rouge che lega questa mostra a quella di prossima apertura a Brera: «Bramante a Milano. Le arti in Lombardia 1477-1499» da giovedì alla Pinacoteca di Brera sotto la curatela della direttrice Sandrina Bandera (catalogo Skira) ci farà conoscere un «pittore valente et gran prospettivo».

Realizzata con il sostegno di Giorgio Armani, che ha risposto all'appello di fundrising del museo lanciato la scorsa primavera, in quello che fu il primo annuncio pubblico del genere, la mostra indaga come l'artista educato alla raffinata corte di Urbino dei Montefeltro nel suo lungo soggiorno in Lombardia portò sotto il Duomo un'architettura ‘di materali' capace di rispettare la lezione dell'antico ma di gettare un ponte verso la modernità. Un esempio su tutti? La tribuna di Santa Maria della Grazie.

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