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La Regione come un fortino Fuoco amico su Formigoni

La Regione come un fortino Fuoco amico su Formigoni

Ieri in mattinata l’incontro ad Arcore tra Silvio Berlusconi e Mario Mantovani che gli consegna le dimissioni da coordinatore regionale. Respinte. E allora «bisogna rinnovarsi dentro», dirà nel pomeriggio Mantovani mentre «auspica» un congresso regionale. Già convocati il tavolo lombardo e il coordinamento regionale del Pdl «perché ciascuno si impegni a colmare le lacune. La sconfitta è di tutti, in particolare di qualcuno. E vorrei coinvolgere ciascuno in una riflessione collettiva».
Perché adesso la Regione diventa la vera roccaforte del centrodestra. Assediata dalla crescente arroganza rossa che dopo un risultato elettorale che ha portato al voto solo un milione di lombardi, ora vuol dare l’assalto al modello Lombardia che tutti hanno sempre riconosciuto aver bene amministrato. E tentare il ribaltone. Ma gli assediati, ovvero i consiglieri e gli assessori del Pdl, dimostrano tutt’altro che la compattezza necessaria a respingere gli attacchi delle sinistre assetate di poltrone dopo un’astinenza di diversi lustri. E ieri, a testimonianza di un’armonia che sembra davvero mancare, un incidente sul tabellone dell’aula ha rivelato una spaccatura che difficilmente sarà priva di conseguenze. In discussione la mozione del capogruppo dell’Idv Stefano Zamponi che insieme all’opposizione pretendeva dal governatore Roberto Formigoni una «Relazione sulla situazione politica e amministrativa della Regione». Una richiesta di chiarimenti sulle vicende giudiziarie legate agli scandali della sanità e ai faccendieri Pierangelo Daccò e Antonio Simone. Dopo due rinvii, ieri il voto. Segreto, secondo il regolamento e diventato invece palese per uno sbaglio dei tecnici. Con la sorpresa di Formigoni nello scoprire due voti della sua maggioranza finiti al centrosinistra: quello del consigliere Angelo Gianmario e dell’ex assessore Stefano Maullu, premiato per il suo passo indietro al ruolo di semplice consigliere con la presidenza di Tem. Grande imbarazzo dei protagonisti che a pranzo si sarebbero giustificati parlando con i colleghi «solo di un errore». Senza evitare la convocazione del direttivo del gruppo Pdl che chiede spiegazioni più convincenti. Mugugni anche per l’assenza del consigliere Nicole Minetti a un voto considerato importante e per cui i numeri erano davvero risicati. «Nemmeno la batosta delle elezioni ci ha insegnato qualcosa - attacca Stefano Carugo -. Qui non si impara mai niente». Altri malumori per le manovre diplomatiche di Mariastella Gelmini e Mantovani che vorrebbero un giro di presidenze nelle commissioni per far posto al consigliere Vanni Ligasacchi. «Ma come? Il coordinatore regionale e il responsabile della campagna elettorale hanno appena perso - lo sfogo di un pezzo grosso in Regione - e già stanno pensando alle poltrone per un loro uomo?».
Di fango, invenzioni e falso ideologico si legge invece in una lettera scritta dai consiglieri pdl. Una protesta contro la mozione dell’opposizione che mette in discussione l’«operabilità» dell’amministrazione regionale, ovvero la sua stessa capacità di agire. «È mortificante per noi consiglieri della maggioranza» scrivono nel testo il cui primo firmatario è Doriano Riparbelli.

«Pur di infangare l’operato della regione più virtuosa d’Italia inventano, ai danni della giunta Formigoni, inchieste giudiziarie che esistono solo nella loro immaginazione». Riparbelli, così come il capogruppo Paolo Valentini, parlano di «un falso ideologico» ai danni di Formigoni.

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