Regione, Maroni riparte da Biagi

«Una grande persona, un martire del lavoro». Il ricordo del giuslavorista Marci Biagi trucidato dall'odio comunista delle nuove Brigate rosse giusto undici anni fa e per onorarne la memoria oltre alla targa da apporre alla sala più importante di Palazzo Lombardia, la proposta al centrosinistra di collaborare su un tema oggi forse ancor più decisivo come il lavoro. Comincia così l'era di Roberto Maroni governatore di Lombardia, annunciando subito l'impegno a unire le forze con le altre grandi realtà territoriali del Nord per realizzare il sogno della macroregione che fu del professor Gianfranco Miglio, ricollocato dopo anni di oblio nel nuovo pantheon della Lega 2.0.
Ma prima di tutto è venuta l'emozione nel riandare ai tempi in cui Biagi collaborava con lui («il professore, come lo chiamavo io che ha accettato di lavorare con un leghista come me») al ministero del Welfare. La sua grande passione, la capacità di coinvolgerlo, ma anche l'umiltà di spiegare con parole semplici cose complicate. Del suo Libro Bianco, «rimane una parte inattuata, la parte finale che prevede di trasformare lo “Statuto dei Lavoratori” in Statuto dei Lavori. Da governatore vorrei tentare di attuarla proprio in Lombardia». Già in calendario per la prossima settimana «un incontro con tutte le parti sociali e aperto anche all'opposizione per cercare di fissare i punti decisivi e per condividere proposte da avanzare al governo». Apprezzate le parole con cui in mattinata il suo avversario Umberto Ambrosoli sul lavoro aveva promesso un'apertura. «Ci sono problemi troppo gravi per dividerci - le parole dell'avvocato che sarà il coordinatore dell'opposizione - Vi è l'urgenza di affrontare i problemi del lavoro perché è in scadenza il finanziamento degli ammortizzatori sociali e questo rischia di creare una situazione deflagrante».
Poi la presentazione della giunta, i cui conti sono tornati solo a notte fonda nel Pdl e addirittura a pochi minuti dalla presentazione nella Lega. Un sudoku infernale fatto di partiti, correnti, province da rappresentare e questa volta anche distinzioni di genere che sarà completato solo oggi con la nomina del sindaco di Basiglio Marco Flavio Cirillo a sottosegretario a Autonomie locali e Expo e di un esponente leghista a Sottosegretario all'Attuazione del programma. Quattordici assessori, sette uomini e sette donne. Nel ruolo di vice presidente il coordinatore regionale del Pdl Mario Mantovani. Dovrà dimettersi dal Senato, lasciando il posto a Sante Zuffada. L'ex vice presidente leghista Andrea Gibelli, invece, occuperà la prestigiosa poltrona di segretario generale. «La scelta - assicura Maroni - è stata fatta sulle competenze di ciascuno, sul carattere che hanno mostrato e che ho conosciuto incontrandoli. Questa è una squadra: non ci sono differenze di carattere politico per me».

Una legislatura che «dovrà affrontare temi rilevanti a cominciare da quello del lavoro e della crisi economica, ma che dovrà essere segnata anche da grandi riforme, a cominciare da quella del sistema sanitario. Che è ottimo, ma che si può migliorare».

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